Conte, la figuraccia: "scappa" da intervista con il New York Times

Il quotidiano statunitense critica il modo in cui il governo giallorosso ha affrontato l’emergenza coronavirus: "All’inizio ha minimizzato la minaccia, creando confusione". E inchioda il premier: "Ci ha chiesto un’intervista e poi non ha risposto"

Conte, la figuraccia: "scappa" da intervista con il New York Times

"Italy, Pandemic’s New Epicenter, Has Lessons for the World". Ovvero, "L’Italia, nuovo epicentro della pandemia, ha lezioni per il mondo". Il New York Times titola così un lungo approfondimento pubblicato sulle proprie colonne che analizza come il coronavirus sia stato (mal) affrontato in Italia, elencando tutti gli errori commessi dal governo e dal presidente del Consiglio Giuseppe Conte.

Il quale, peraltro, si sarebbe reso protagonista di una figuraccia non da poco con lo stesso quotidiano statunitense, che racconta infatti di essere stato contattato dallo staff del premier per un’intervista, salvo poi – una volta mandate le domande per iscritto (come richiesto da Palazzo Chigi) – vedersi arrivare in risposta un bel due di picche.

Così il Nyt inchioda il sedicente avvocato del popolo: "Venerdì, gli stretti collaboratori di Conte hanno concesso un’intervista al premier a condizione che potesse rispondere alle domande per iscritto. Una volta inviate le domande, tra cui ve ne erano alcune in merito alle prime dichiarazioni del Primo Ministro, si sono rifiutati di rispondere". Ecco, non proprio una bella figura. Anzi.

Nell’articolo, dunque, si legge: "La tragedia che l’Italia sta vivendo rappresenta un monito per gli altri Paesi europei e per gli Stati Uniti, dove il virus sta arrivando con la stessa velocità. Se l’esperienza italiana ha qualcosa da insegnare è che le misure per isolare le aree colpite e per limitare gli spostamenti della popolazione devono essere adottate immediatamente, messe in atto con assoluta chiarezza e fatte rispettare rigorosamente".

Cosa che nel Belpaese non è avvenuta: è passato sostanzialmente più di un mese dalla nascita del focolaio di Codogno alla serrata del Paese, che comunque continua a rimanere parziale, visto che sono ancora decine le categorie di attività "essenzial" che hanno il diritto di rimanere aperte. "Nei primi fondamentali giorni dell’epidemia, Conte e altri alti funzionari hanno cercato di minimizzare la minaccia, creando confusione e un falso senso di sicurezza che ha permesso al virus di diffondersi", scrive il New York Times, e nel pezzo si legge anche: "Nonostante siano state attuate alcune delle misure più restrittive al mondo, all’inizio del contagio, il momento chiave, le autorità italiane annaspavano tra queste stesse misure, cercando di salvaguardare le libertà civili fondamentali e l’economia del Paese".

Quindi, il Nyt parla di opportunità mancate e passi falsi, che l'Italia sta pagando in toto: "Nei suoi tentativi di interrompere il contagio, adottati uno per volta, (isolando prima le città, poi le regioni, quindi chiudendo il Paese in un blocco intenzionalmente permeabile) l’Italia si è sempre trovata un passo indietro rispetto alla traiettoria letale del coronavirus".

E ancora: "Anche dopo aver deciso di ricorrere a un blocco generale per sconfiggere il virus, il governo italiano non è riuscito a comunicare l’entità della minaccia con una forza sufficiente a convincere gli italiani a rispettare le norme, formulate in modo da lasciare grande spazio ai fraintendimenti nella popolazione". Fraintendimenti che continuano, alla pari dei passi falsi (mediatici e non) del premier, a farla da padrone.

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