In questi giorni tutti i maggiori giornali italiani parlano, chi con stupore, chi con ammirazione, chi invece con sgomento, dell'ennesimo ritorno di Silvio Berlusconi al centro della scena politica. Quali sono le sue intenzioni? Fino a che punto intende spingersi? Vuole davvero sostenere il governo? Punta al Quirinale?
«Guardi che non sta succedendo assolutamente nulla ci risponde quasi stupito , nulla che non sia nella nostra cultura politica da 26 anni. Sempre, che fossimo al governo o all'opposizione, abbiamo messo l'interesse del Paese prima delle convenienze di partito. Non è una novità. La verità è che il Paese sta attraversando la crisi più drammatica della sua storia moderna. Una crisi sanitaria e una crisi economica senza precedenti nel dopoguerra. Come si fa a perdere tempo nel teatrino della politica mentre la gente muore nelle rianimazioni o non trova posto negli ospedali? Mentre tanta altra gente perde il lavoro, le aziende chiudono o non fanno utili, tanti professionisti, artigiani, commercianti, partite Iva vedono azzerato il loro reddito, senza tutele?».
Quindi, Presidente, cosa siete disposti a fare in questa situazione?
«Quindi abbiamo detto una cosa molto chiara e molto semplice. Siamo disposti a lavorare per l'Italia, non certo per sostenere un governo o una maggioranza con cui siamo incompatibili. Noi siamo parte del centrodestra, anzi, siamo il centrodestra, che senza di noi sarebbe solo una destra estrema, che forse prenderebbe molti voti ma che non potrebbe mai governare. È quello che accade in tutt'Europa, penso per esempio alla signora Le Pen in Francia. Il centrodestra di governo in Italia esiste perché lo abbiamo reso possibile noi con la mia discesa in campo nel 1994. Questo rimane il nostro orizzonte, dopo 26 anni non potremmo certo rinnegare la nostra tradizione e i nostri valori. Valori liberali, cristiani, europeisti, garantisti che ci rendono alternativi alla sinistra e diversi, ma compatibili, con i nostri alleati. Premesso questo, è ora di lavorare, non di alimentare polemiche, perché il Paese non può aspettare. Abbiamo presentato un pacchetto di proposte, che abbiamo riassunto graficamente in una bussola per trovare la strada per salvare la Nazione. Vorrei che parlassimo di questo, non di giochi politici ai quali non mi interessa partecipare».
Quindi nessuna possibilità di una maggioranza diversa, con il sostegno di Forza Italia? Ogni tanto si parla di un governo Draghi...
«Sono tutte fantasie. Non vedo nessuna prospettiva realistica di un cambio di governo in questa legislatura e comunque, lo ripeto, noi non potremmo governare con forze incompatibili con la nostra».
E l`idea di una federazione di centrodestra, lanciata da Salvini, cominciando dalla fusione dei gruppi parlamentari, la convince?
«Non è esattamente così. Ne ho parlato a lungo con Matteo. L`idea è semplicemente quella di lavorare insieme fin da adesso, con i nostri parlamentari e i nostri esperti, ad un progetto comune per l`Italia in vista delle prossime elezioni politiche. Il resto sono interpretazioni giornalistiche, non abbiamo mai preso in considerazione per esempio l`idea di una fusione dei gruppi. Non servirebbe e non sarebbe utile a nessuno».
Dunque polemiche rientrate, nel centrodestra?
«Guardi che non c`è mai stata nessuna polemica. Siamo alleati, non siamo lo stesso partito, questo significa che non abbiamo sempre le stesse idee e lo stesso linguaggio. Io sono orgoglioso della funzione di Forza Italia che è insostituibile e deve tornare ad essere il partito guida della coalizione. Ma senza nessuna polemica con i nostri alleati, dobbiamo crescere tutti per vincere insieme. Ora però vorrei davvero tornare a parlare delle cose da fare, delle cose concrete, che sono quelle che mi interessano di più».
Quali sono i termini della disponibilità che avete offerto al governo?
«Siamo pronti a votare lo scostamento di bilancio, come già abbiamo fatto in passato, a condizione che si passi dalla consultazione solo formale dell`opposizione, come è avvenuto finora, ad un`autentica condivisione di alcuni obbiettivi dei quali il Paese ha davvero bisogno. Ho preso atto con favore della disponibilità del ministro Gualtieri: ora si tratta di tramutare la disponibilità in fatti concreti. Su questo mi confronterò a breve con Matteo Salvini e Giorgia Meloni».
Su che proposte?
«Le riassumerei così: il Covid ha aggravato uno squilibrio già presente in Italia, fra i garantiti - i lavoratori dipendenti e in particolare il pubblico impiego - e coloro che non lo sono. Tutti gli italiani stanno soffrendo, anche i lavoratori dipendenti, questo è ovvio. La stragrande maggioranza di loro, nel pubblico e nel privato, lavora seriamente e sta facendo grandi sacrifici. Ma è altrettanto evidente che la condizione di chi ha uno stipendio assicurato a fine mese è ben diversa da quella di chi, di fronte alla crisi, non ha nessuna tutela. Parlo di artigiani, commercianti, professionisti, partite Iva, piccoli imprenditori, lavoratori a contratto, che da un giorno all`altro si sono trovati senza alcun reddito. Per alcune categorie del lavoro autonomo sono stati assunti provvedimenti limitati - i famosi 600 euro - che non bastano per sopravvivere e tanto meno le mettono in condizione di provare a ripartire. Altri, per esempio i 2 milioni di liberi professionisti iscritti alle casse previdenziali private e alla gestione separata Inps, sono rimasti esclusi anche da quei modesti aiuti e non hanno ricevuto proprio nulla. E poi dobbiamo trovare il modo di occuparci anche di una realtà che non mi piace ma che esiste: il lavoro nero, sul quale molte famiglie si basavano per sopravvivere. Non possiamo lasciarle alla fame».
Dunque, concretamente?
«Un contributo a fondo perduto subito, entro la fine dell`anno, per tutti coloro che non hanno avuto nulla. Incentivi alle Casse di previdenza private perché dedichino una parte delle risorse ad aiutare i propri iscritti. Un semestre bianco fiscale, bloccando tutti i pagamenti verso lo Stato almeno fino a marzo 2021. Il ristoro almeno parziale degli utili persi nel 2020 da commercianti, artigiani, professionisti, basandosi su quanto dichiarato nei mesi corrispondenti del 2019. E poi naturalmente il pagamento immediato dei debiti della pubblica amministrazione: proprio ieri ho avuto notizia di ben due imprese che hanno dovuto chiudere perché lo Stato non si decide a pagarle. Questo è intollerabile moralmente e insostenibile economicamente».
Se vi diranno di sì appoggerete il governo?
«Se ci diranno di sì, se lavoreremo concretamente in Parlamento su queste cose, voteremo come centrodestra i provvedimenti necessari a cominciare dallo scostamento di bilancio. Questo non significa appoggiare il governo, significa collaborare con le istituzioni, come chiede il capo dello Stato.».
A proposito di capo dello Stato, si legge anche il suo nome per il Quirinale
«Lei pensa davvero che gli italiani ora si preoccupino di questo? Io sto lavorando a tutt`altro e comunque non ho questa ambizione: del resto il Quirinale oggi è autorevolmente occupato e lo rimarrà ancora a lungo. Mi sembra del tutto inopportuno occuparsene ora».
Che mondo avremo dopo il Covid? Qualcuno dice che è cominciato il declino del sovranismo.
«Il sovranismo non è una cosa negativa se significa orgoglio della propria identità e dei propri valori, lo diventa se è un ostacolo alla collaborazione fra i Paesi, specie fra quelli dell`Europa che hanno valori e interessi comuni. Quest`idea di sovranismo somiglia molto a quel nazionalismo che è stato all`origine di molte tragedie del secolo scorso. Oggi alcune spinte sovraniste in Europa ostacolano per esempio il Recovery Fund e, quindi, gli aiuti di fronte all`emergenza Covid dei quali l`Italia ha un drammatico bisogno. Tutto questo deve fare riflettere».
Cosa pensa della sconfitta di Trump, se davvero è stata una sconfitta?
«Penso che l`America sia per noi un modello e un punto di riferimento chiunque sia il presidente. Quanto a Donald Trump ha ottenuto oltre 70 milioni di voti, al di là di tutte le previsioni. Capisco quindi l`amarezza nel prendere atto della sconfitta, ma questo suo atteggiamento rischia di compromettere il ricordo anche delle cose buone della sua presidenza, come la politica economica. Si racconta che quando Winston Churchill perse le elezioni nel Regno Unito nel 1945, subito dopo aver vinto la Seconda Guerra Mondiale, si limitò a commentare che "un grande popolo ha il dovere dell`ingratitudine" e lasciò di buon grado al rivale laburista Clement Attlee il numero 10 di Downing Street.
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