Conte sbugiardato ancora: Italia ultima pure negli aiuti

La Cgia: con una media di 1.979 euro a testa siamo in coda all'Europa, solo la Spagna è stata più tirchia

Conte sbugiardato ancora: Italia ultima pure negli aiuti

Un altro rinvio per il decreto «Sostegni». Erede dei dl «Ristori» del precedente esecutivo guidato da Giuseppe Conte e anche la soluzione ad alcune storture della passata gestione. La nuova versione risarcirà le aziende e i professionisti colpiti da pandemia e chiusure sulla base delle perdite di fatturato, abbandonando definitivamente la logica dei codici Ateco, cioè gli aiuti erogati solo ad alcune attività economiche.

Il sistema degli aiuti, a giudizio delle categorie interessate, è stato fino ad oggi carente, nella quantità e nella qualità. Ieri la Cgia di Mestre ha calcolato che considerando tutti gli aiuti, dai bonus e ristori alla cassa integrazione, alla sospensione dei tributi, nel 2020 ogni cittadino italiano ha ipoteticamente ricevuto 1.979 euro dallo Stato per fronteggiare gli effetti negativi provocati dalla pandemia. La media degli altri Paesi dell'area euro è di 2.518 euro pro capite (+539 euro rispetto alla media Italia). I vicini austriaci hanno ricevuto 3.881 euro per ogni abitante (+1.902 euro rispetto a noi), il Belgio 3.688 euro (+1.709 euro), i Paesi Bassi 3.443 euro (+1.464 euro), la Germania 2.938 (+ 959 euro) e la Francia 2.455 euro (+476 euro rispetto all'Italia). Solo la Spagna, con 1.977 euro pro capite, ha stanziato leggermente meno di noi (-2 euro).

Questi dati non tengono conto del decreto in arrivo, e quindi i 32 miliardi di spesa pubblica in deficit già autorizzata. Che peraltro aumenterà, come ha annunciato il premier Mario Draghi venerdì. Un nuovo scostamento di bilancio da 15 miliardi per fare fronte al nuovo lockdown di fatto, in vigore da domani nella gran parte delle regioni italiane.

L'eredità che il governo Draghi si trova dovere affrontare è pesante. Da recente indagine della Cna condotta su 12mila piccole aziende (fatturato fino a cinque milioni di euro) è emerso che quattro imprese artigiane su cinque sono finite in profondo rosso nel 2020. Da qui la richiesta di «una forte discontinuità» nei modi e nell'entità degli aiuti. La confederazione degli artigiani chiede in particolare che sia evitata la tagliola del calo minimo di fatturato pari al 33%, che potrebbe escludere dagli indennizzi molte imprese che pure hanno subito un forte calo di giro d'affari.

I ristori in senso stretto saranno calcolati sulle perdite di un'intera annualità, non più sulle singole mensilità, erogati direttamente attraverso una procedura centralizzata, oppure sotto forma di credito di imposta. Al momento resta confermato il limite delle perdite minime di fatturato del 33% nel confronto tra 2019 e 2020, ma il tetto di fatturato potrebbe salire da 5 milioni di euro a 10 milioni.

Nuova soglia che include aziende di medie dimensioni che hanno registrato perdite consistenti. Novità pensata soprattutto per il settore del turismo, colpito dagli ultimi Dpcm. Il sostegno si riduce con l'aumentare del fatturato. Da un ristoro del 20% delle perdite per le aziende con fatturato fino a 400 mila euro, fino al 10% sopra i 5 milioni. Confermata al momento la proroga del blocco dei licenziamenti da 31 marzo alla fine di giugno, insieme al prolungamento della Cassa integrazione da Covid. Ammortizzatori e divieto di licenziare sarebbero selettivi secondo criteri da stabilite.

Tra le misure ancora soggette a modifiche, la proroga del bonus al 110% per la ristrutturazione. Il Movimento 5 stelle chiede che sia esteso a tutto il 2023.

Nodi che saranno sciolti già da

domani. Nel pomeriggio di lunedì è in programma una riunione tra il premier, i ministri economici e i rappresentanti della maggioranza per dare il via libera al decreto Sostegni, con l'obiettivo di approvarlo in settimana.

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