"Conte si fa i c... suoi": tra i 5S è Chi l'ha visto?

Giuseppe Conte sale sul banco degli imputati non solo per le troppe gaffe, ma anche per il flop che si pensa arriverà con le prossime amministrative. In casa M5S, poi, brucia "l'assenza" da Primavalle

"Conte si fa i c... suoi": tra i 5S è Chi l'ha visto?

Il M5S non potrà riconfermare il seggio di Primavalle. I parlamentari pentastellati, tra lo sconcerto generale, hanno appreso dalle agenzie che non vi sarà alcun loro candidato a Roma nel seggio lasciato libero da Emanuela Del Re, dopo essere stata nominata rappresentante speciale dell'Ue per il Sahel.

In Transatlantico, i malumori serpeggiano e il neo leader del M5S, Giuseppe Conte, autore di alcune importanti gaffe sull'Afghanistan e sui ddl Sicurezza, viene visto come il principale responsabile di questa situazione. “L'impressione è che Conte si stia facendo i c.... suoi tant'è vero che noi parlamentari non lo sentiamo da tempo”, dice a ilGiornale.it un'autorevole figura del Movimento. “Lui si sta facendo i suoi tour elettorali-politici nei salotti e noi, anche su Primavalle, non sapevamo nulla”, aggiunge la nostra fonte. “Ora si atteggia a padrone del Movimento, ma le amministrative saranno la sua deadline”, preannunciano i più critici all'ex premier. Basta, infatti, fare un breve tour tra le città al voto per capire che le amministrative, per il M5S, saranno lacrime e sangue. A Torino, il sindaco uscente Chiara Appendino non si ripresenta e la candidata Valentina Sganga è fuori dai giochi, mentre a Milano Beppe Sala ha rifiutato l'appoggio dei pentastellati che schierano la manager Layla Pavone. La Capitale, invece, è l'esempio classico della difficoltà di trovare una sintesi tra Pd e M5S. Conte ci aveva provato sostenendo tacitamente la candidatura di Nicola Zingaretti al Campidoglio, ma Virginia Raggi non si è fatta da parte e, ora, Enrico Letta ha implicitamente respinto l'idea di un sostegno del Pd alla sindaca uscente. “Al ballottaggio arriverà Gualtieri”, ripete da giorni il segretario dem. Ed è chiaro che “se si va divisi sul sindaco, poi è difficile fare un patto per il collegio di Primavalle”, ci fanno sapere dal Pd. “E dove ci sono uscenti a cui si è fatto opposizione non è che improvvisamente fai un accordo”, ribadiscono i dem che hanno schierato il segretario cittadino Andrea Casu, ma non nutrono grandi speranze di vittoria.“Sulla carta non ha molte chances, ma se Gualtieri va bene, magari riesce anche a portare a casa la vittoria”, dicono i più ottimisti. “È ovvio che è un tentativo disperato sennò non avremmo puntato su Casu”, ammettono in casa Pd.

Le intese tra i due partiti, quindi, sono state possibili solo per la Regione Calabria e per i capoluoghi di Bologna e Napoli, “due città dove vinceremo, ma con candidati del Pd”. La Capitale, invece, è data per spacciata: “Mi sembra difficile che la Raggi vinca e, in ogni caso, tutto rimarrà sottotraccia fino alle amministrative”, ci dicono i grillini. Ma, a preoccupare non sono solo le amministrative. In Emilia Romagna ben 37 attivisti hanno lasciato il M5S, mentre in Parlamento il reddito di cittadinanza viene messo in discussione da quasi tutte le forze politiche. “Tutte le piccole conquiste del M5S sono radicalmente messe in discussione e, quindi, tenere il piede in due staffe, come hanno fatto Grillo e Conte, non paga più anche perché Draghi sta operando come uno schiacciasassi e chi assume posizioni mediane vengono schiacciati”, ci spiega un ex pentastellato per nulla pentito di aver abbandonato il Movimento. “I miei ex colleghi continuano a voler galleggiare, ma le acque sono troppo agitate per poterlo fare ancora a lungo”, evidenzia la nostra che aggiunge: “Loro hanno riversato tutte le loro aspettative su Conte che ha ancora un patrimonio di popolarità che gli deriva dal periodo in cui era a Palazzo Chigi però non basta per rilanciare il Movimento”. Dal 2018 a oggi, infatti, ha dimezzato i suoi voti “ed è difficile che Conte possa accontentare gli appetiti dei tanti che vorrebbero continuare un'esperienza che continua a franare”, fa notare l'ex grillino.

Ecco, dunque, che l'indiscrezione di Dagospia, secondo cui Conte, sostenuto in questo da Travaglio, sarebbe favorevole a eleggere Mario Draghi al Colle per ottenere le elezioni, sembra avere un certo fondamento. “Beh è chiaro che Travaglio voglia far andare Conte il prima possibile al voto per togliere di mezzo gli anti Fatto Quotidiano dal M5S”, ci confermano i grillini.

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