Il conto di De Luca al Pd per ritirarsi

Il figlio in lista, candidato condiviso in Campania e corsa da sindaco a Salerno

Il conto di De Luca al Pd per ritirarsi
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Lo sceriffo Vincenzo De Luca scopre tutte le carte sul tavolo e presenta il conto (salatissimo) a Elly Schlein per il passo di lato. Un «papello» di richieste, ben articolato, per sistemare i fedelissimi, il figlio Piero e godersi la pensione al sole della sua città Salerno. Altrimenti in Campania sarà guerra stellare proprio contro il Pd.

De Luca, che all'indomani della decisione del governo Meloni di ricorrere in Corte Costituzionale per affossare la legge campana sul terzo mandato, apre una trattativa seria con il Nazareno. Il «papello deluchiano» si articola in tre punti fondamentali: la successione in Regione, il salvagente per il figlio Piero e l'appoggio del partito per il ritorno al Comune di Salerno (sarebbe il quinto mandato in quel caso).

Tre cambiali che il Pd deve pagare se vuole evitare lo scontro con il governatore uscente. Partiamo dal primo, e più delicato punto: la successione in Regione. I pontieri del Nazareno (Lello Topo, Mario Casillo, Antonio Decaro) lavorano sui due fronti (Schlein e De Luca) per assicurare una transizione in Campania senza strappi. De Luca chiede un nome pescato tra la sua cerchia per la guida della coalizione di centro-sinistra alle prossime elezioni regionali. Nell'accordo nazionale la Campania spetta a un candidato grillino. Anche perché, sarebbe l'unica Regione nella quale il partito di Giuseppe Conte viaggia su una cifra sopra il 10%. I nomi usciti dal cilindro grillino sono: Roberto Fico e l'ex ministro Sergio Costa. Il governatore uscente vuole decidere il suo successore. I nomi della cerchia deluchiana sono due: il vicepresidente Fulvio Bonavitacola e l'assessore alla Scuola Lucia Fortini. Sono i due nomi inseriti nel «papello» di De Luca per deporre le armi contro il Nazareno. Su Bonavitacola c'è una leggera apertura da parte del Nazareno. Sul nome della Fortini (sconosciuta ai romani) non si cede. Il secondo punto del «papello» di De Luca è il figlio Piero. Il primogenito del governatore è alla seconda legislatura, non si è mai infilato nella guerra tra il padre e la segretaria Schlein. Da renziano e lettiano, sa di aver il fucile puntato sulla testa dagli uomini di Schlein. Uno su tutti vorrebbe lo scapo di Piero: l'europarlamentare Sandro Ruotolo. De Luca senior chiede ampie garanzie che il posto nel listino per il figlio sia blindato. «Trattativa molto complicata», dicono dal Nazareno. Nonostante De Luca jr si sia fatto apprezzare per studio, interventi in Aula e impegno nelle commissioni dalla segretaria Pd. Il terzo punto del «papello», forse quello più semplice, è il ritorno di De Luca nella sua città, Salerno, come sindaco. Qui non è che il Pd abbia un peso enorme. Certo però lo sceriffo non vuole aprire un scontro tutto a sinistra tra lui e il Pd. Chiede la strada «spianata» verso il quinto mandato da sindaco di Salerno. A cavallo tra gli anni '90 e duemila, De Luca è stato già per ben quattro volte sindaco. Chiuderebbe così la carriera, lunghissima, dove l'ha iniziata: nella stanza di sindaco. Le carte sono scoperte e sul tavolo. Elly Schlein deve decidere se accettare o meno le richieste. In attesa delle mosse del Nazareno, lo sceriffo non arretra.

È già al lavoro sulla coalizione che dovrà supportarlo nella terza scalata al vertice della Regione Campania. Una sfida su cui incombe il verdetto dei giudici della Corte Costituzionale. Quando deciderà la Consulta? In tempo per le regionali o dopo, creando un pasticcio giuridico senza precedenti.

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