Luca Palamara è salvo, i «suoi» uomini no. È iniziata con il Procuratore capo di Reggio Calabria Giovanni Bombardieri di Unicost - stessa corrente di Palamara - la caccia del Csm ai protagonisti delle chat dell'ex leader Anm. Il magistrato a capo della delicatissima Procura antimafia rischia di veder sfumare, stavolta definitivamente, la sua nomina a capo degli uffici investigativi sullo Stretto e di dover tornare a Catanzaro a fare il vice «supplente» di Nicola Gratteri. Giovedì prossimo infatti è prevista la sua audizione alla Quinta Commissione di palazzo dei Marescialli su iniziativa del consigliere indipendente Andrea Mirenda. Tutto nasce dal ricorso dell'ex procuratore di Lucera Raffaele Seccia (attuale sostituto procuratore generale in Cassazione), che era stato scartato in favore di Bombardieri e che per due volte si è vista quella scelta bocciata dai giudici amministrativi del Consiglio di Stato, che ha ordinato al Csm di rifare - per la terza volta - la procedura di valutazione. Bombardieri può essere confermato? Sì, come si augura qualcuno in Procura a Reggio, no secondo chi al Csm non ha voglia di fare un braccio di ferro per un magistrato valoroso ma considerato vicino a Palamara.
I suoi messaggini con l'ex magistrato (che nei giorni scorsi è uscito indenne dall'accusa di corruzione, patteggiando un anno di pena) saranno passati al setaccio per capire la natura dei loro rapporti pur essendo ad oggi indenni da qualsiasi procedimento penale o disciplinare, per capire se Palamara l'abbia davvero favorito ed eventualmente valutarli incompatibili con il ruolo che finora Bombardieri ha svolto senza grossi intoppi, ma anche senza inchieste di peso dal 2018.
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