Alla poca coerenza di certi commentatori occorre farci il callo. Dunque non stupisce, o non dovrebbe essere una sorpresa, se l’aggressione a suon di “ti maledico” contro Matteo Salvini non ha sortito la stessa indignazione unanime di fatti simili avvenuti in campi avversi. Però questa è la stagione del Covid. E passi pure l’aver minacciato una persona in strada. Ma anche i più ostinati avversari del leghista, che magari sperano davvero che in quell'invocazione ci fosse della magia nera, non dovrebbero essere disposti a perdonare alla giovane assalitrice il suo più grande peccato.
In pochi in effetti sembrano essersene accorti. Neppure il più strenui difensori della mascherina in piazza. Ma la signora in questione non ha solo strappato un rosario o rovinato la camicia del leader del Carroccio. No. Si è presentata in quella piazza, pronta ad attaccare l'avversario, senza copertura sul volto. Nessuno l’ha notato? Nessuno ha trovato il tempo di stendere due righe per biasimarla? L’errore della giovane congolese appare grave. Perché oltre a condannare il leghista alla ignota maledizione, ha pure rischiato di infettarlo. Di sicuro il salvifico metro di distanza non l’ha rispettato. E di questi tempi non sono mancanze che si perdonano senza una pia penitenza.
Fa ridere dover sperare che Salvini non si sia contagiato grazie alla mascherina che lui, invece, stava diligentemente indossando. E fa sorridere ripensando alle tante, tantissime critiche che caddero sul leghista il 2 giugno in occasione della manifestazione del centrodestra in piazza. Il leader si tolse la maschera tricolore per scattare i selfie a breve distanza con i suoi fan. Apriti cielo. Le condanne furono unanimi e intransigenti. Andrea Scanzi, giusto per citarne uno, parlò di atto “vergognoso”, “riprovevole”, “imperdonabile” fino ad arrivare a dire che, se ci fosse stata una nuova esplosione della pandemia, “sapremo di chi è la colpa”. Il tono è rimasto lo stesso anche nei giorni a seguire, quando ad ogni appuntamento elettorale o meno la prima critica rivolta al leghista da ogni parte è stata quella di non coprirsi abbastanza la faccia.
Ecco perché, anche solo per decenza e non tanto per intelletto, un paio di righe sull’aggressione di Pontassieve senza protezioni poteva anche essere spesa. Perché dubito che nessuno, ma proprio nessun sinistro osservatore, di solito così attenti, si sia accorto di quella colpevole mancanza. Vero è che pure quando il premier Conte sfilò tra la folla a viso scoperto di rimproveri ne arrivarono pochi.
Ma stavolta non c'è mica un governo da proteggere. Avrebbero potuto scrivere così: “La camicia si ricompra. Il rosario si fa ri-benedire. Ma la salute di tutti va protetta”. Peccato l’approccio sia sempre lo stesso: due pesi e due mascherine.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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