Meno uno al coprifuoco in Lombardia. Solo la parola fa paura, ma senza questa stretta ulteriore, è stato detto e ridetto, la situazione dei contagi e dei ricoveri diverrebbe insostenibile per gli ospedali della regione. Tutti a casa, allora, dopo le 23. Non basta più cercare di regolamentare la movida. Non bastano più distanziamento e mascherine. Serve una misura forte che faccia rientrare la curva prima che sia troppo tardi. «È il momento di affrontare le questioni con grande pragmatismo», dice il sindaco di Milano, Giuseppe Sala. La sua città è quella dove la situazione è più critica. Da domani è coprifuoco. Tutti a casa dalla 23 alle 5, fino al 13 novembre. Poi si vedrà. Il testo dell'ordinanza che detta le nuove regole è stato condiviso dal ministro Speranza e dal governatore Fontana. Tutte le attività dovranno chiudere in anticipo, un'ora prima del limite già imposto a livello nazionale dall'ultimo Dpcm e dall'ordinanza del 16 ottobre di Fontana. Ma è stata prevista una certa flessibilità nell'applicazione delle regole, che permetterà a chi esce da un locale pubblico con uno scontrino che riporta un orario prossimo alle 23 un margine di tempo per tornare nella propria abitazione. Si esce solo per comprovati motivi di urgenza, necessità e lavoro. E muniti di autocertificazione, come a marzo scorso. Potrà continuare a muoversi soltanto chi fa lavori notturni, chi inizia e finisce i turni in quella fascia oraria o chi deve andare in ospedale. Tutti gli altri davanti alla Tv. Stiano attenti i furbi, perché i controlli per far rispettare il coprifuoco saranno rigidissimi. E non interesseranno solo le tradizionali zone della movida, saranno «a tappeto». Le forze dell'ordine in tutta la Lombardia effettueranno verifiche ovunque, non solo nelle zone «calde». Nel corso del Comitato provinciale per l'ordine e la sicurezza pubblica, riunito ieri a Milano, è stato potenziato il sistema dei controlli e definite le linee operative di coordinamento delle forze di polizia. Il giro di vite colpisce anche i centri commerciali, luoghi ad alto rischio assembramenti durante il week-end. Nonostante gli appelli della categoria, il sabato e la domenica non sarà più possibile fare shopping nei centri della media e grande distribuzione. Potranno rimanere aperti solo gli esercizi di generi alimentari e di prima necessità e anche gli ipermercati interni. Ma le catene di abbigliamento, i negozi di calzature, bricolage, e casalinghi nelle città dovranno tenere chiuse le saracinesche. In un'altra ordinanza, firmata dopo aver sentito i sindaci, la Regione apre nuovamente agli allenamenti individuali negli sport da contatto, allineando la misura a quella nazionale.
Il Viminale ieri ha inviato ai prefetti indicazioni sull'attuazione delle disposizioni dell'ultimo Dpcm.
Sulla movida, in particolare, l'eventuale chiusura - anche parziale e solo in certi giorni - di piazze o strade a rischio assembramenti, richiederà la più ampia concertazione e collaborazione tra sindaci, prefetti e strutture sanitarie territoriali. Se necessario si potrà ricorrere all'esercito.
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