Le coop e la nomina lampo di papà

La carriera di Pier Luigi: dalle quattordici aziende alla vicepresidenza dell'istituto con la figlia ministro

Le coop e la nomina lampo di papà

La famiglia «di origine contadine», il babbo che fa chilometri ogni giorno a piedi «per andare a scuola», i sacrifici per vedere i figli laureati. Al toccante quadro famigliare offerto dalla ministra nella sua arringa difensiva alla Camera, manca però un pezzetto. Le origini saranno umili, e i sacrifici tanti, ma la famiglia Boschi si è affrancata da tempo dal contado ed è passata più gratificanti occupazioni: il latifondo, le aziende, la politica.Papà Pier Luigi Boschi è stato sì «soltanto per otto mesi vicepresidente della Banca Etruria», ma è giusto anche ricordare che nei quattro anni precedenti al crac non ne è stato l'usciere, ma un consigliere di amministrazione (membro prima del Comitato Controllo e Rischi e poi del Comitato esecutivo), precisamente dall'aprile del 2011. E che nel 2013, insieme agli altri manager della banca, è stato sanzionato (144mila euro) con l'accusa, formulata dagli ispettori di Bankitalia, di «carenze nella gestione e nel controllo del credito», «violazione delle disposizioni sulla governance», «violazioni in materia di trasparenza» e altri addebiti non da poco.Dunque la sua corresponsabilità, insieme agli altri amministratori, nella gestione (sciagurata) della banca aretina è acclarata. Poi, solo nel 2014, arriva la carica di vicepresidente. «Non vicario e senza alcuna delega» precisa il ministro Boschi. La domanda che viene guardando le date è un'altra. Maria Elena diventa ministro il 22 febbraio 2014, due mesi dopo l'assemblea di Banca Etruria ritiene indispensabile nominare suo padre vicepresidente per il triennio 2014-2016. Proprio a ridosso del prestigioso incarico governativo della figlia. Una semplice coincidenza? I sospettosi ad Arezzo danno una risposta negativa. Boschi doveva essere l'ombrello renziano in banca, racconta il capo di una coop rossa del sistema Etruria. Altre versioni collegano la nomina a vicepresidente agli interessi del sistema cooperativo, guidato proprio da Boschi senior per sei anni fino al 2010, come presidente di Confcooperative Arezzo. Gli ingenti crediti concessi dalla banca alle coop non dovevano essere toccati mentre Bankitalia chiedeva di rientrare dalle esposizioni a rischio. Il padre del ministro doveva fungere da rappresentante degli interessi di quel mondo all'interno della banca, perciò la nomina a vicepresidente subito dopo l'incarico ministeriale alle figlia. Ipotesi, ricostruzioni. La famiglia Boschi, poi, è ben inserita nella galassia della sinistra cattolica ex Dc che, dopo un breve passaggio centrista, passa in massa al Pd.

La moglie, Stefania Agresti, è stata vicesindaco Pd, mentre papà Boschi è dato in quota Quarta fase, la corrente Pd di Franceschini e Giacomelli (entrambi nel governo Renzi). E poi le aziende: quattordici poltrone, oltre a Banca Etruria, da coop agricole a immobiliari. Una famiglia «di origini contadine», diventata parecchio influente. Ancor di più con la brillante figlia ministro.

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