Con la coperta o in cappotto L'uomo va a caccia di nuove identità

A braccia nude ma con la cravatta È «l'eleganza esagerata» di Prada

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Per parlare di tecno classicismo, di classico surreale e di una mascolinità antieroica, Miuccia Prada fa sfilare la sua collezione uomo del prossimo inverno in una piazza metafisica che diventa il luogo degli incontri e degli sguardi. Al centro c'è un monumento equestre in carta fatto da Rem Koolhaas e tutto questo si aggiunge una sublime colonna sonora con un potente mix di pezzi contemporanei su brani di Wagner come L'Oro del Reno, Tristano e Isotta oppure il Tannahser. Inutile dire che il colpo d'occhio è pazzesco e le parole della grande signora del made in Italy sono illuminanti per esempio quando dice che il 90% dei capi ha un basso impatto ambientale e che di ogni tessuto conosce il pedigree e pazienza se quelli ecologici costano di più perché l'alternativa è smettere di respirare. Certo quando parla di «Un'eleganza talmente esagerata che un po' disturba» ti aspetti qualcosa di più del classico paltò con le maniche a raglan fatto però nei nuovi tessuti ecologici che sottolineano la linea scultorea del capo.

Invece quando dice di aver fatto molto lavoro sul colore ti aspetti che il magnifico punto di rosso tra lacca e rubino non si fermi solo sul giaccone mentre l'impertinente giallo tra sole e becco d'anatra balza senza problemi su una cartellina da notaio. Insomma se è surreale che un uomo d'inverno esca a braccia nude ma con la cravatta perché così vuole la moda, non ci sembra poi così disturbante la presenza degli stivaloni con il classico completo da ufficio: se vivi a Venezia oppure in zone ad alto rischio di uragani sono una vera necessità. Detto questo come lei non c'è nessuno capace di dire e contraddire, il più interessante «bastian contrario» in pigiama e collane di brillanti decò che la moda ricordi.

Invece Paul Andrew, direttore creativo di Salvatore Ferragamo, la fa semplice a parole quando si pone la domanda: cosa significa essere uomo nel 2020? Poi però risponde con una potente ibridazione degli archetipi della mascolinità che vanno dal businessman al motociclista, dal pilota automobilistico al marinaio, dal soldato al surfer. Tradotto in moda significa un peacott da marinaio in tweed spinato da businessman ripreso davanti dal doppio sfondo piega dei costumi giapponesi da surf negli anni '80. Lo stesso tipo di costruzione rende magnifici i pantaloni chinos che hanno solo un eco della loro origine militare come l'esotico camouflage rosso scuro verde oliva che nasconde una fantasia a palme. Bellissimi tutti gli accessori tra cui il remake di una scarpa del 1949. Anche Walter Chiapponi lavora con assoluta scioltezza sull'ibridazione dei classici maschili e il suo esordio da Tod's è memorabile per dettagli di stile che cambiano l'aspetto e la funzione dei capi.

Basta accessoriare in pelle il classico trench per togliergli quell'aria da spia mentre le toppe quadrate dell'esercito britannico sulle giacche da guida tolgono quel certo non so che dello stile da play boy. Poi c'è la polo di lana sottilissima al posto della camicia e la camicia imbottita come un duvet. Il tutto fatto in meno di un mese con Natale di mezzo e una maestria artigianale che solo in Italia. Da Etro per un attimo ti chiedi se in passerella c'è il visconte di Grantham che ha appeso i ritratti di Downton Abbey in un garage sgarruppato. Poi Kean Etro ti parla di archetipi, di abiti come la coperta di Linus, di oggetti dell'affetto. Le coperte diventano cappotti (uno più bello dell'altro) oppure cappe-poncho sopra ai classici gessati, uno stile da uomo che Fitzgerald chiamava «i vecchi favoriti dell'armadio». Anche Eleventy punta al paltò: loden, pastrani e duffle coat (il montgomery) come best seller di stagione. Parafrasando Leopardi head line della campagna e il naufragar m'è dolce in questo mare di uomini che riscoprono i cappotti. Le due più belle collezioni della giornata sono comunque quella di MSGM co-designed di Massimo Giorgetti con Dario Argento e quella che Sarah Burton ha fatto per Alexander McQueen in collaborazione con la Henri Moore Foundation.

Lo studio dei colori fatto dal regista di Profondo Rosso (e non solo) è pazzesco: energia allo stato puro. Invece la Burton riesce a ricamare le giacche da sera in pailette, cristalli, pezzi di bullone e filo metallico mentre fa letteralmente esplodere gli Argyl dei pullover.

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