La corsa di Omicron. Ospedali in allerta: "Pronti al peggio". Richiami essenziali

Casi ancora in aumento. L'Iss: "La presenza della variante era largamente attesa". Domani la nuova verifica di prevalenza. Gli anestesisti: ora più reparti Covid. Terza dose, l'efficacia dei sieri sale oltre il 93%

La corsa di Omicron. Ospedali in allerta: "Pronti al peggio". Richiami essenziali

Ancora una volta il coronavirus ha ripreso terreno rispetto alle misure di contrasto aggirando, anche se parzialmente, la protezione offerta dal vaccino. L'Italia testa poco e troppo lentamente. Un nodo che è rimasto irrisolto dall'inizio della pandemia e per il quale non si è ancora trovata una soluzione strutturale. Rispetto alla corsa di Omicron sono troppo pochi i laboratori che eseguono il sequenziamento. Ora il ministro della Salute, Roberto Speranza, cerca di correre ai ripari ed annuncia per oggi una nuova flash survey, ovvero una nuova verifica della prevalenza delle diverse varianti nel Paese perché, dice «è fondamentale capire quanto stia crescendo la variante Omicron e con che ritmo rispetto all'andamento epidemiologico». E per saperlo non esiste altro modo che tracciare e sequenziare. La flash survey pubblicata ieri dall'Istituto superiore di Sanità aggiornata al 18 dicembre alle ore 9 indica che sono salite a 84 le sequenze della variante Omicron segnalate dai circa 70 laboratori regionali che rappresentano la rete di monitoraggio dell'Iss. Un dato che segna una crescita significativa in 24 ore visto che il giorno precedente erano 55.

Da dove arriva la maggioranza delle segnalazioni? Lombardia, 33; Campania, 20; Lazio, 8. Sono 13 le regioni dove è stata rilevata la variante: Puglia 7, Veneto 5, Piemonte e Emilia Romagna 2, Abruzzo, Calabria, Liguria, Sardegna, Sicilia, Toscana Bolzano, 1.

Ma Omicron crescerà ancora e come già è accaduto per Delta probabilmente diventerà dominante, avverte il presidente Iss, Silvio Brusaferro. «La presenza della Omicron era largamente attesa, in linea con quanto osservato anche negli altri paesi, ed è probabile un aumento dei casi nei prossimi giorni», dice Brusaferro che difende «l'efficienza della rete di monitoraggio, e dei sistemi messi in campo per seguire l'evoluzione della variante» e chiede di «completare il ciclo vaccinale anche con la terza dose». Gli studi Iss dimostrano infatti che a 5 mesi dalla seconda dose, l'efficacia del vaccino nel prevenire la diagnosi di Covid scende dal 73% al 35%. Il calo di protezione rispetto alla malattia severa è invece molto ridotto dal 92,7% all'82,6%. La terza dose riporta in alto la protezione sia dal contagio, 75,5%, sia dalla malattia severa, 93,4%. Il booster protegge bene i più fragili, gli over 80 che rischiano 54 volte di meno rispetto ai non vaccinati di finire in intensiva e 45 volte di meno di morire.

Nel periodo 28 ottobre 29 novembre il tasso di ospedalizzazione degli over 80 non vaccinati (381 ricoveri per 100mila) è sette volte più alto rispetto ai vaccinati con ciclo completo da meno di 150 giorni, 52 ricoveri per 100mila e circa 35 volte più alto rispetto ai vaccinati con dose aggiuntiva/booster, 11 ricoveri per 100mila.

A rilanciare l'allarme anche i medici che lavorano in emergenza che avvertono: gli interventi presi oggi per contenere la diffusione del coronavirus daranno risultati tra 15-20 giorni ma intanto la variante Omicron correrà. L'impatto sui ricoveri e le terapie intensive a questo punto è inevitabile. «Ci stiamo preparando al peggio, le aziende sanitarie stanno organizzando la riapertura e l'ampliamento dei reparti Covid. Siamo preoccupati ma anche preparati», dice Antonino Giarratano, presidente della Società italiana di anestesia, analgesia, rianimazione e terapia intensiva (Siaarti).

Il direttore sanitario dello Spallanzani di Roma, Francesco Vaia, insiste sulla necessità di «isolare e sequenziare le varianti e adeguare gli strumenti a nostra disposizione, in primis i vaccini e anche le terapie come gli anticorpi monoclonali, alle varianti» sottolineando la necessità di

«intensificare l'attività di tracciamento e di testing» anche con la collaborazione dei cittadini che «alla prima situazione di rischio o anche quando si avverte una seppur piccola sintomatologia» devono sottoporsi a tampone.

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