Corsa a "recuperare": la Dad non basta. Investimenti su docenti e istituti tecnici

Verso lezioni su più fasce orarie e calendario "da allineare": "Perse troppe ore, strumenti digitali da utilizzare in presenza"

Corsa a "recuperare": la Dad non basta. Investimenti su docenti e istituti tecnici

È tra le priorità da cui partire. Il presidente del Consiglio Mario Draghi lo aveva già fatto capire nei giorni scorsi, ieri mattina lo ha formalizzato nel suo discorso al Senato: la scuola è tra i suoi obbiettivi. Come un atto di coscienza prima di tutto, come base fondante per la ripartenza di questo Paese. «Mi sono chiesto se noi abbiamo fatto e stiamo facendo per loro tutto quello che i nostri nonni e padri fecero per noi, sacrificandosi oltre misura». É evidente che la maggior parte di loro risponderebbero no. Non dopo essere stati inscatolati dentro casa, chiusi in una cameretta e dimenticati per il secondo anno consecutivo. Una generazione che mentre aspetta di tornare a vivere aspetta obbediente in tuta sul divano. Draghi lo sa che senza scuola non si va lontani. Proprio in virtù del suo atlantismo. Se vogliamo guardare l'Europa allora per farlo dobbiamo avere gli strumenti giusti. Investire nel futuro, toglierci di dosso le ultime posizioni di una classifica in cui abbiamo perso l'entusiasmo da anni. «Dobbiamo fare il possibile, con le modalità più adatte, per recuperare le ore di didattica in presenza perse». E recuperare anche i più deboli, il Sud, che con la Dad ha sentito addosso il peso dello svantaggio. «La didattica a distanza non può creare disagi ed evidenziare diseguaglianze». Gli sforzi intanto fatti non vanno buttati, la tecnologia entrata nelle case potrà servire nelle aule, sempre per essere al passo. E a chi non piacerebbe l'idea di una scuola finalmente competitiva.

Quello di Draghi non vuole però certo essere troppo lontano dalla realtà. C'è l'emergenza, e certamente «il ritorno a scuola deve avvenire in sicurezza». Bisogna fare i conti con i contagi, le maledette varianti. Però si fa di necessità virtù, si lavora a partire da quello che si ha, con l'idea dell'elasticità, «rivedere il disegno del percorso scolastico annuale. Allineare il calendario scolastico, anche su più fasce orarie se necessario», (con buona pace dei sindacati) al recupero delle ore perse, fino all'investimento sugli istituti tecnici e per la formazione dei docenti. I temi sono tanti, eppure ha ancora tempo per dare un'idea concreta, addirittura cardinale nel Paese del made in Italy. «È necessario investire in una transizione culturale». In questa prospettiva particolare attenzione va riservata agli Itis (Istituti tecnici). In Francia e in Germania, ad esempio, questi istituti sono un pilastro importante del sistema educativo. Ancora una volta il Presidente del Consiglio volge lo sguardo oltre confine.

Il Programma nazionale di ripresa e resilienza assegna 1,5 md agli Itis, 20 volte il finanziamento di un anno normale pre-pandemia. «Senza innovare l'attuale organizzazione di queste scuole, rischiamo che quelle risorse vengano sprecate». E il Paese questa volta non può permettersi di perdere un'occasione unica.

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