«Una piazza anti-Israele? Più che della bandiera della Palestina io sono preoccupata dall'insostenibile leggerezza dei contenuti della segretaria Schelin». Le parole consegnate al Giornale da un ex ministro dem, oggi parlamentare ed esponente della minoranza, «fotografano» il clima di sfiducia che si respira al Nazareno in vista della manifestazione di oggi in piazza del Popolo. La segretaria trascorre la vigilia a Malaga, dove è in programma il congresso del Pse. E non rinuncia all'affondo contro il governo Meloni: «Noi possiamo anche parlare lingue diverse ma lottiamo per le stesse battaglie e dobbiamo essere coraggiosi. Noi in Italia vediamo in faccia la destra, dobbiamo alzarci e combattere per la giustizia sociale, la solidarietà europea senza commettere gli errori del passato sull'austerità, e sui migranti per una missione di ricerca e soccorso in mare e dire basta all'esternalizzazione delle frontiere». Poi la mente ritorna in Italia. L'idea di un flop, nei numeri e nei contenuti, terrorizza Schlein. Il primo autogol c'è stato. L'ambiguità del partito sul conflitto in Medio Oriente rischia di trasformare piazza del Popolo in un corteo pro-Palestina. Ieri a Malaga Schlein ha incontrato, in due bilaterali separati, la deputata del partito laburista israeliano Merav Michaeli ed il rappresentante di Fatah, Faraj Zayroud. Il gruppo dem vicino al responsabile Esteri Peppe Provenzano è da sempre su posizioni anti-Israele. La segretaria teme un clamoroso boomerang. Dunque ha riciclato il servizio d'ordine, l'esercito dei volontari, che dovrà tenere gli occhi aperti ed evitare slogan e simboli palestinesi.
Al primo incitamento pro Hamas o contro Israele l'ex ministro della Difesa Lorenzo Guerini è pronto a rompere la tregua. La richiesta di Schlein è categorica: «Solo bandiere arcobaleno. Sarà una piazza di pace e giustizia sociale». Missione complicata. L'incidente è dietro l'angolo. Doveva essere una piazza che parlava di sanità. Poi la paura del «grande flop» ha imposto il cambio di programma. Sandro Ruotolo, il «mastino» di Schlein, si incarica di far vibrare i cuori dei pacifisti: «Sarò in piazza del Popolo alla manifestazione del Pd perché la mia generazione è cresciuta chiedendo pace e oggi, come 50 anni fa per il Vietnam, dobbiamo chiedere ancora una volta pace, il cessate il fuoco umanitario a Gaza. E poi perché penso che la legge sull'autonomia differenziata divida il Paese in due. Non è giusto che chi nasce al Sud non abbia gli stessi diritti di chi nasce nel Nord del Paese». Dalla sanità alla guerra. Nessuno però ha avvisato il povero Eugenio Giani, il governatore della Toscana sommersa dall'acqua, fermo al primo (e superato) slogan: «Mi attendo che venga segnalata al Parlamento e al governo, che vanno verso l'approvazione della finanziaria, quanto la sanità sia una priorità assoluta». Il film di una piazza semi-deserta incombe nella tormentata vigilia. Debora Serracchiani mette le mani avanti: «Speriamo di riempire piazza del Popolo, non è facile ma speriamo di riuscirci.
La parola d'ordine è che l'alternativa a questo governo c'è, ci occuperemo di tanti temi» - dice a Un giorno da pecora. Da Napoli si muovono le truppe cammellate. Senza lo sceriffo De Luca. La federazione ha organizzato 15 bus. L'esodo verso Roma inizierà all'alba. Con cornetto e cappuccino garantiti.
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