"Così i russi nell'Odessa assediata sono diventati patrioti ucraini"

È italiano e dirige il giornale locale: "La città è russa per lingua e cultura, ma gli abitanti combatteranno Putin"

"Così i russi nell'Odessa assediata sono diventati patrioti ucraini"

«Qui i russi attaccheranno i russi. E la resistenza si annuncia accanita, è uno dei paradossi di questa guerra». Ugo Poletti, parla dalla sua casa di Odessa, a pochi passi dal centro storico. «La situazione sembra ancora abbastanza calma: ho visto gente fare la spesa al supermercato, anche se alcuni beni come gli alcolici non si trovano più. La città è fortificata: ovunque sacchetti di sabbia, barricate, ostacoli anti-carro. Ci prepariamo all'assedio».

Poletti, 56 anni, milanese, è arrivato qualche anno fa, come consulente di un grande gruppo che voleva aprire un albergo di lusso. Poi ha deciso di fermarsi e adesso è direttore dell'Odessa Journal, giornale in inglese pubblicato in città. «Anche questa notte è suonato l'allarme. Era già capitato, la novità è che nella mattinata le autorità ci hanno dato una spiegazione ufficiale di quello che è successo».

E cioè?

«Qui si teme molto lo sbarco dal mare: ci hanno detto che unità russe si sono avvicinate alla costa per poi riprendere il largo».

Parlava di una guerra paradossale...

«L'assurdo di tutta la vicenda è che questa città è una delle perle della cultura russa. Qui nelle strade ci sono le statue di Pushkin e di Caterina la Grande, non di Stefan Bandera, l'eroe controverso del nazionalismo ucraino. Voglio vedere davvero se i generali di Putin avranno il coraggio di attaccare».

Si aspetteranno meno resistenza...

«Se è così si sbagliano. Perchè da queste parti ormai la separazione tra russofonia e russofilia è compiuta. Tenga presente che qui tutti, ma proprio tutti, parlano abitualmente russo. L'ucraino è la lingua dei processi e degli uffici pubblici e nemmeno di quelli locali. Ma ormai anche chi parla russo è pronto a difendersi ed è diventato un patriota ucraino. Vedo una solidarietà e uno spirito di unione che prima non c'erano. Le cose sono completamente cambiate».

Vale a dire?

«Il presidente filorusso Yanukovic a suo tempo ha preso il 50% dei voti. Qualche broglio ci sarà pur stato ma tutti questi consensi non se li erano inventati. Poi l'aria ha iniziato a farsi diversa con l'invasione del Donbass. Nelle ultime elezioni il cosiddetto Oppoblock, l'insieme delle forze filorusse, ha preso il 20% dei voti. Parlo di politici dichiaratamente pro-putiniani, che si facevano pubblicità con i selfie fatti col presidente. Adesso i filo-russi sono scomparsi e tutti guardano con ansia a Mikolayv, dove si sta combattendo, a una centinaio di chilometri da qui».

Perché è così importante?

«È la porta d'accesso a Odessa, se cadrà ci troveremo qui i carri armati in un attimo. Il personaggio del momento è Vitaly Kim, il governatore della Regione. Come il presidente Zelensky è molto social e mette in Rete i consigli alla popolazione. Dice ai civili di non esporsi ma insegna come bruciare i copertoni agli angoli delle strade per accecare i tank russi. Tutti guardano i suoi post».

In Rete ha spopolato il video del coro dell'Opera di Odessa che cantava il Va pensiero».

«Odessa è

stata fondata da un napoletano che era al servizio della grande Caterina. Nella storia i legami con il nostro Paese sono rimasti fortissimi. E proprio l'Opera ne è un buon esempio: hanno un repertorio italiano, non russo».

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