La strana parabola del M5s, tra casta e anti-casta. Entrati in parlamento per la prima volta nel “lontano” 2013, il appena sette anni i pentastellati si sono istituzionalizzati, rendendosi campioni di trasformismo: prima il governo gialloverde con la Lega di Matteo Salvini, poi il governo giallorosso con il Pd di Nicola Zingaretti, Italia Viva di Matteo Renzi e Leu.
Ma c’è dell’altro. Prima non lavoravano (o lavoravano poco), poi sono diventati deputati, senatori o addirittura ministri: Luigi Di Maio (ex ministro del Lavoro e attuale ministro degli Esteri) non è l’unico esponente del Movimento 5 Stelle che ha fatto fortuna in politica. Insomma, miracolati e arricchiti grazie all’attivismo nel partito e l’attività di parlamentare, che consente loro di portare a casa circa 100mila euro lordi all’anno.
Oltre al titolare della Farnesina – che in giacca e cravatta faceva accoglienza per i vip in tribuna autorità allo Stadio San Paolo di Napoli – anche l’attuale presidente della Camera dei deputati Roberto Fico. I due sono accomunati da una "stranezza": come riporta Libero, infatti, Di Maio e Fico entrarono in parlamento (nel 2013, appunto) come "incapienti" (ovvero contribuenti con un reddito così basso, o addirittura assente, da non dover presentare denuncia dei redditi). E non erano neanche i soli: in quella sedicesima legislatura erano addirittura cinquantuno i pentastellati eletti con reddito di lavoro nullo.
Oggi per Di Maio e Fico la musica è ben diversa: da zero a centomila euro o quasi, visto che i due esponenti di spicco del M5s ogni anno guadagnano un totale di 98.471 euro (potrebbero essere anche di più, ma entrambi hanno rinunciato alle indennità di carica).
Il ministro degli esteri e il presidente dell’aula di Montecitorio sono i casi più eclatanti, ma anche l’attuale reggente grillino Vito Crimi ha fatto fortuna in politica. Il quotidiano diretto da Pietro Senaldi e Vittorio Feltri, infatti, riporta la dichiarazione dei redditi percepiti nel 2012, quando Crimi era cancelliere alla Corte d’Appello di Bresci: 23.416. Ecco, nel 2018 (in qualità di senatore della Repubblica) gli è andata decisamente meglio con 97.329 euro.
Dopo tre uomini ecco il caso di tre donne del M5s. La vicepresidente di Palazzo Madama, Paola Taverna, nel 2013 dichiarò redditi per 12.867 euro (più tremila e cinquecento da rendite catastali), diventati 105.120 nel 2018. Exploit anche per la deputata e viceministro dell’Economia Laura Castelli, passata dai 23.076 del 2012 ai 98.471 euro del 2018.
Infine il caso del ministro del Lavoro Nunzia Catalfo: nel 2019 la titolare del Lavoro ha dichiarato redditi per 120.365 euro, mentre nel 2013 si fermava sotto i trentamila (28.417 euro per l’esattezza).
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