Nulla è ancora certo per quanto riguarda un possibile governo dell'ex presidente della Banca Centrale Europea, Mario Draghi. Al momento, dato l'annuncio di voto contrario da parte del Movimento 5 Stelle, in cui però si prevede una spaccatura, e l'indecisione di Fratelli d'Italia, orientata verso il no ma disposta ad astenersi qualora lo faccia il resto del centrodestra, i numeri sembrano non esserci. Chi sicuramente voterà a favore di questo esecutivo sarà il Partito Democratico. Gianni Cuperlo, presidente della Fondazione Pd e membro della Direzione Nazionale del partito, in un'intervista rilasciata a La Stampa, annuncia la fiducia ma a determinate condizioni: "La nostra parte siamo pronti a farla nella chiarezza di una vocazione europeista e di un'ampia maggioranza in Parlamento per la quale siamo impegnati". Qualora, però, tutto questo non accadesse, afferma che la via maestra sono le elezioni: "Se poi questo scenario si rivelasse impossibile la strada più logica diverrebbe quella di un governo a termine per portare il paese al voto entro l'estate. Un esito che non abbiamo voluto né cercato ma che gli eventi potrebbero determinare".
L'11 agosto 1976, il governo Andreotti III ottenne la fiducia alla Camera dei Deputati con 258 favorevoli, 44 contrari e 303 astenuti. Che sia il destino anche di questo esecutivo? Più astenuti che favorevoli vorrebbe dire ingovernabilità e anche un possibile passo indietro dello stesso Presidente del Consiglio incaricato, Draghi.
A chi gli chiede se è una sconfitta della politica, Cuperlo risponde: "Si è consumato uno scontro tra visioni diverse: Italia Viva non voleva abbattere solamente un governo ma la formula stessa che lo sosteneva. L'obiettivo era colpire il premier e con lui l'alleanza tra Pd, 5 Stelle e Leu. Detto ciò siamo pronti a fare la nostra parte in un passaggio così drammatico ma nella chiarezza sulla rotta e il perimetro del nuovo governo e questo anche per ricostruire quello che altri hanno sfasciato". A quanto pare, da ciò che dice, l'unico a sorridere è Matteo Renzi, lo stesso Pd non è unanime sull'incarico a Draghi.
Nicola Zingaretti, intanto, si è apprestato ad incontrare Leu e 5s sperando di mantenere l'alleanza parlamentare e di convincere loro a votare a favore in nome "dell'autorevolezza e del prestigio", come dichiara sempre Cuperlo, della figura incaricata dal Presidente della Repubblica e soprattutto per portare a termine "le priorità del Paese". I 5 stelle, però, l'invito di Zingaretti sembrano non essere disposti ad accoglierlo.
Appare chiaro, per lo meno da ciò che viene dichiarato anche dalle altre segreterie di partito, che Draghi, se governerà, non lo farà fino al 2023. Il centrodestra appare unito sulla via dell'astensione, anche loro per arrivare al voto prima dell'estate. La Lega di Matteo Salvini si è dichiarata disponibile ad ascoltare il residente del Consiglio ma allo stesso tempo predilige le elezioni. Più soft Forza Italia dove ci sono state delle dichiarazioni, a titolo personale, in favore di un possibile esecutivo Draghi ma una vera linea di partito ancora deve essere espressa.
La posizione più netta è quella di Fratelli d'Italia: un secco "no" che, però, in nome dell'unità del centrodestra si dichiara pronto a non votare contrariamente ma ad astenersi.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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