Così Palamara difendeva il collega sotto inchiesta

Le manovre del magistrato per far nominare l'amico di Unicost, coinvolto in un'indagine

Così Palamara difendeva il collega sotto inchiesta

Le fughe di notizie, come è noto, sono un vizio storico della giustizia italiana. A scandalizzarsi, in genere, sono solo gli indagati e i loro avvocati. Ai magistrati, tranne poche eccezioni, in genere va bene così. Ma c'è una storia, nelle chat dell'inchiesta sul Csm, che racconta invece di una fuga di notizie andata di traverso a Luca Palamara, ex segretario dell'Associazione nazionale magistrati e, all'epoca dei fatti, influente membro del Csm.

A fare da sfondo alla indignazione di Palamara, c'è una brutta storia che ha investito in pieno la sua corrente nella ricca e tranquilla Cremona: le manovre per conquistare la poltrona di presidente del tribunale. Tra gli aspiranti, il giudice Tito Preioni, sostenuto da Palamara. Ma l'appoggio del leader di Unicost a Preioni non basta. Così ecco una curiosa trasferta a Roma in cui Preioni viaggia in compagnia di un altro giudice: il suo amico Giuseppe Bersani, che in quel momento presiede pro tempore il tribunale. Ad accompagnarli e a pagare tutte le spese del viaggio, l'avvocato Virgilio Sallorenzo, cui Bersani affida da sempre numerosi e ben remunerati incarichi professionali. Il terzetto va a trovare un amico di Sallorenzo, l'avvocato Antonio Villani: che è soprattutto l'ex socio di studio di Paola Balducci, politica dei Verdi, in quel momento anche lei membro «laico» del Csm. E la Balducci viene portata a cena, con un solo obiettivo: convincerla a portare anche il suo voto su Preioni.

La missione fallisce, perché al momento del primo voto la Balducci vota l'altra candidata, Anna Di Martino. La partita è ancora aperta, ma prima che la pratica approdi al plenum del Csm scoppia un pasticcio: il Corriere della sera rivela che la Procura di Venezia sta indagando sull'avvocato Sallorenzo e sui due giudici cremonesi per corruzione in atti giudiziari, perchè «con l'intervento di mediatori esterni che offrono alle toghe magari alle stesse toghe dalle quali ricevono gli incarichi professionali opportunità di accesso e di interlocuzione diretta con consiglieri del Csm in vista del voto». Per il gruppo di Palamara è una brutta botta, perché Bersani è organico ad Unicost: lo spiega bene il 17 maggio 2018, un mese prima dello scandalo, lo stesso Palamara a una tale Silvana, spiegando di avere votato «Preioni amico del nostro Bersani, a sua volta amico di Morlini»: cioè di Gianluigi Morlini, il consigliere del Csm che sarà poi travolto dalle intercettazioni.

La corrente di sinistra, Area, fa un comunicato stigmatizzando i fatti di Cremona. Ma a quel punto Palamara e il suo amico Massimo Forciniti vanno su tutte le furie. «Il tuo amico Morlini cosa consiglia di rispondere ad Area su Tito Praioni?» «Parlane con la Balducci» «O vogliamo parlare del collega di Trani?»: è una frase brutale, Palamara medita di vendicarsi rendendo nota la vicenda della nomina nel tribunale pugliese, assai controversa, di un giudice di sinistra. E poi, ancora Palamara: «Però quelli di Area sono veramente scorretti» «Amici tuoi» «Loro a che titolo sapevano che Preioni era indagato? Chi glielo ha detto?» «Appunto» «Sono indeciso se fare un esposto alla Procura della Repubblica sulla fuga di notizie su Preioni ora mi sono rotto i coglioni».

Peccato che una settimana prima dello scoop del Corriere, Palamara e i suoi sapessero già tutto: «Ciao Luca, immagino che tu abbia saputo di Preioni (e di Bersani, e di altro).

Forse sarebbe il caso di fargli considerare una exit strategy dignitosa», gli scrive il suo amico Vittorio Masia. Ma Palamara si guarda bene dal rendere nota la vicenda: la libertà di stampa va bene solo fin quando non ci vanno di mezzo gli amici.

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