
È un'accusa durissima al governo Conte quella che lancia l'assessore al welfare di Regione Lombardia Guido Bertolaso (nella foto con il governatore lombardo Attilio Fontana), nella giornata di commemorazione «Tra memoria e futuro, a cinque anni dal Covid» a Codogno, lì dove 5 anni fa esatti scoppiò l'epidemia. Fu proprio nelle campagne lodigiane, infatti, nel febbraio 2020 si scopriva il «paziente 1» d'Italia.
«La leadership, che ha un ruolo fondamentale quando deve prendere in mano la gestione dell'emergenza - accusa Bertolaso - aveva lasciato questo territorio, abbandonato a se stesso». L'assessore ripercorre quei giorni tragici quando la Lombardia si trovò per prima a fronteggiare un virus allora sconosciuto, Sars-CoV-2. Ecco dunque che ora, finita l'emergenza, scomparso l'incubo Coronavirus, smantellati gli ospedali da campo o l'ospedale in fiera, «quello che si sta facendo è cercare di nascondere o di mettere sotto il tappeto questa realtà».
Un'accusa che contiene anche un monito per il futuro: «Che ci rimanga come lezione, ogni giorno in cui dobbiamo prendere una decisione di qualsiasi tipo, sia che si parli di fare degli ospedali nuovi, sia che si parli di organizzare una medicina territoriale, sia che si parli di applicare sentenze della Corte costituzionale (il riferimento è alla polemica sul fine vita infiammato dal primo caso di suicidio assistito in Lombardia): bisogna mettere da parte diverse ideologie e diverse opinioni politiche. Bisogna rimboccarsi le maniche - evidenzia l'assessore - ed essere sempre pronti e stare sul pezzo laddove c'è davvero sofferenza, attesa, perché ricordiamoci che la speranza è la cura e la speranza in questo territorio, in alcuni momenti di quell'anno non c'è stata o è venuta meno».
Poi Bertolaso lancia i suoi strali contro il capo del Dipartimento di Protezione civile che il 31 gennaio 2020, quando venne dichiarata l'emergenza nazionale, venne nominato commissario di governo per l'emergenza Covid: «Lo avete mai visto in Lombardia? - chiede polemico - Aveva la responsabilità assoluta, totale e completa di prendere in mano le redini del Paese in una situazione di emergenza. Ma questo non è accaduto».
L'assessore poi rilegge la lettera che scrisse quel 20 febbraio all'allora ministro alla salute Roberto Speranza a seguito della visita in segreto agli ospedali di Lodi e di Crema: «La situazione è drammatica ed è destinata a peggiorare per un lento, ma inesorabile aumento dei casi anche nelle province meno colpite, ma accadrà presto anche a Milano. Gli ospedali sono saturi e la gente comincia a morire nelle astanterie dei pronto soccorso. Molti medici e infermieri sono contaminati. Nell'astanteria di Crema ho contato 82 persone in attesa di soccorso, abbandonate su seggioline in stato preagonico».
Forse in pochi ricorderanno la polemica tra l'allora presidente del consiglio Giuseppe Conte e il
governatore della Lombardia Attilio Fontana a proposito della gestione del paziente 1: «Il primo focolaio si è diffuso perché un ospedale non ha seguito i protocolli». Accusa che venne rispedita al mittente come «attacco ignobile».
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