![La crisi tedesca peggio dei dazi Usa](https://img.ilgcdn.com/sites/default/files/styles/xl/public/foto/2024/11/07/1730976186-22615413-large.jpg?_=1730976186)
La crisi tedesca ha avuto un impatto negativo sull'export italiano superiore a quelle stimato per i dazi che gli Stati Uniti intendono imporre. La contrazione delle esportazioni italiane verso il mercato tedesco ha raggiunto 5,8 miliardi di euro negli ultimi due anni, con una riduzione di 2,7 miliardi nel 2023 e di 3,1 miliardi nei primi dieci mesi del 2024. È quanto sottolinea l'Ufficio studi della Cgia di Mestre nella sua ultima analisi.
La Germania, infatti, è il principale partner commerciale dell'Italia e sta attraversando una fase di recessione (-0,3% il Pil nel 2023 e -0,2% nel 2024) che ha compromesso l'importazione di beni e servizi italiani. L'effetto rischia di essere ben peggiore di quello provocato da eventuali decisioni protezionistiche dell'amministrazione Trump. Nel 2019, l'introduzione di barriere commerciali da parte degli Usa non ha impattato pesantemente sull'economia italiana, la stessa situazione potrebbe riproporsi adesso. A eccezione del 2020, infatti, l'export italiano verso gli Usa è stato in crescita costante dal 2010. Nel 2023, le esportazioni italiane negli Stati Uniti hanno raggiunto 67,2 miliardi di euro, rappresentando il 10,7% dell'export totale italiano. Tuttavia, nei primi dieci mesi del 2024, il valore delle esportazioni è diminuito di 1,5 miliardi di euro (-2,7%), una riduzione meno marcata rispetto al calo registrato in Germania (-4,9%).
Secondo l'Ocse, l'introduzione di dazi al 10% su tutti i prodotti e servizi importati dall'Ue potrebbe ridurre le esportazioni italiane verso gli Usa di 3,5 miliardi di euro, cifra che salirebbe a 10-12 miliardi in caso di un aumento delle tariffe al 20%. I settori più colpiti sarebbero quelli con una forte presenza sul mercato statunitense, come il farmaceutico (7,7 miliardi di export nel 2023), l'automotive (4,9 miliardi) e il settore nautico (4,2 miliardi). Anche comparti come i macchinari, le bevande (in particolare il vino), i prodotti petroliferi e l'abbigliamento sarebbero a rischio.
A livello territoriale, Lombardia, Emilia Romagna e Toscana sono le regioni italiane più esposte alle dinamiche dell'export verso gli Usa, rispettivamente con 14,2 miliardi, 10,4 miliardi e 9,1 miliardi di euro di esportazioni. Seguono Veneto (7,5 miliardi) e Piemonte (5,5 miliardi), che insieme rappresentano quasi il 70% delle esportazioni negli Stati Uniti. Il numero delle imprese italiane coinvolte è, tutto sommato, esiguo: circa 44mila operatori escluse le aziende dell'indotto.
Oltre ai dazi e alla crisi tedesca, le imprese italiane devono fronteggiare un altro problema: il caro energia. Le stime della Cgia di Mestre indicano che nel 2025 le bollette per il sistema imprenditoriale italiano potrebbero aumentare di 13,7 miliardi di euro (+19,2% annuo), con una spesa complessiva che raggiungerebbe gli 85,2 miliardi. Di questi, 65,3 miliardi riguarderebbero l'energia elettrica e 19,9 miliardi il gas. L'aumento colpirebbe in particolare le imprese del Nord, che rappresentano la quota maggiore del tessuto produttivo italiano.
Il panorama per l'export italiano si presenta, quindi, complesso: la recessione tedesca ha già causato danni significativi, mentre l'eventuale introduzione di nuovi
dazi negli Stati Uniti potrebbe impattare ulteriormente danche se in un ambito più circoscritto. Occorre, conclude la Cgia, un monitoraggio attento per evitare ripercussioni ancora più gravi sul sistema produttivo nazionale.
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