"Le critiche dell'Anm al premierato? Mi sembrano precipitose e inopportune"

Il numero uno di Mi Piraino verso il congresso: "Basta attacchi, serve pacatezza"

"Le critiche dell'Anm al premierato? Mi sembrano precipitose e inopportune"
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«Mi sembra precipitoso esprimermi su una riforma appena approdata al Parlamento». Angelo Piraino (nel tondo) è il presidente di Magistratura indipendente, la corrente di maggioranza delle toghe prossima al congresso. Alla domanda sulla riforma del premierato criticata dal presidente dell'Anm Giuseppe Santalucia, risponde: «Come cittadino mi farò la mia idea, e la esprimerò nell'urna se sarò chiamato a votare, ma come magistrato ritengo opportuno non intervenire. A differenza del presidente dell'Anm se anche precisassi di parlare a titolo strettamente personale, quel che direi si rifletterebbe comunque sulla categoria». Una battuta che segnala un certo malessere dentro la magistratura: «Esistono sensibilità e modi di vedere molto diversi». Vedi il caso di Iolanda Apostolico, la cui sentenza «svuota Cpr» ha diviso le toghe, con Mi accusata di non averla difesa: «Non è affatto vero. Abbiamo proposto un documento di forte critica, perché non si può tollerare che venga attaccato un giudice per la sua vita personale, invece di valutare le ragioni della sua decisione. Ma abbiamo anche chiesto un esame di coscienza, perché tutti i magistrati devono adoperarsi per preservare il patrimonio di fiducia che i cittadini hanno nella magistratura». Area e Md hanno attaccato Mi con toni sguaiati cui Piraino non replica: «C'è chi sostiene che bisogna rispondere a un attacco con un altro attacco: se qualcuno mi urla addosso preferisco rimanere composto e non perdere il controllo», dice sorridendo. Un registro comunicativo che le correnti più ideologiche contestano: «Il paradosso è che valutare i fatti in modo sereno e corretto viene tacciato dai nostri antagonisti di essere partigiano».

Intanto c'è da preparare il congresso di Mi, previsto per domani e sabato a Venezia: «Con il ministro Carlo Nordio e il vicepresidente del Csm Fabio Pinelli ragioneremo sulle possibili riforme, come separazione delle carriere, riforma dell'autogoverno e indipendenza. Ma sempre in modo pacato e sereno e sforzandoci di evitare i pregiudizi». Le accuse di Area e Md di aver barattato l'indipendenza della magistratura per qualche poltrona al ministero della Giustizia fanno ancora male, ma il cuore del problema resta il confine tra il rispetto della legge e la giurisprudenza «creativa»: «Secondo la Costituzione il giudice è soggetto solo alla legge, massima garanzia di indipendenza ma anche limite fondamentale del campo di azione del potere giudiziario.

È sempre più difficile distinguere tra interpretazione e creazione della norma - sottolinea Piraino - secondo alcuni il giudice dovrebbe farsi interprete della società e colmare i vuoti lasciati dal legislatore. Secondo noi si tratta di una distinzione fondamentale, perché su di essa poggia la divisione dei poteri e la democraticità stessa dell'ordinamento».

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