Crocetta non molla ma il Pd lo sfiducia

Orfini e Serracchiani: in Sicilia situazione insostenibile. Il governatore però vuole restare in sella e sfida il partito

Il Presidente della Regione Sicilia Rosario Crocetta
Il Presidente della Regione Sicilia Rosario Crocetta

Riuscirà Orfini laddove ha fallito Renzi? Ieri sera, da Napoli, Matteo Orfini ha dichiarato: «Possibile sfiducia a Crocetta». Ma è un copione già visto. Già collaudato con Ignazio Marino. Matteo Renzi aveva dato un diktat: «Deve andarsene». E, invece, niente: il sindaco è rimasto. Succederà la stessa cosa con Rosario Crocetta? Il governatore di Sicilia è stato delegittimato da un abbraccio. Quello di Sergio Mattarella con Manfredi Borsellino, il figlio del magistrato martire, arrivato alla commemorazione del padre non per la cerimonia ma per denunciare il clima di veleni, il «martirio», cui è stata sottoposta la sorella Lucia in due anni e mezzo dal governo Crocetta a trazione Pd.

Come Maria Elena Boschi aveva dato il ben servito al sindaco della Capitale, così ieri dalle colonne di Repubblica Debora Serracchiani ha invocato il passo indietro del rivoluzionario governatore: «Dopo le parole di Manfredi la situazione è insostenibile. Una agonia politica - ha continuato il vice segretario democrat - il Pd non può permettersela». Un copione su cui può innestarsi una novità. È presto detta: «Non si esclude - dicono al Nazareno - che Renzi si faccia venire un'idea brillante». Il premier vuole trascinare nell'agone elettorale, con tanto di marchio Pd, Lucia Borsellino. Un'ipotesi considerata «volgare» a Palermo. Irricevibile dopo i lunghi mesi di veleno trascorsi dalla stessa Borsellino a causa anche di esponenti del partito di Renzi.

Le distanze fra la Capitale e Palermo tendono comunque a ridursi. Proprio ieri il segretario regionale del Pd, Fausto Raciti, ha dato seguito alle parole di Debora Serracchiani: «Il problema non sono più le intercettazioni false su cui ci siamo già espressi - ha spiegato -, ma il fatto che riemerga il passato su nomine di manager e sulle modalità di gestione del potere». Crocetta, insomma, è ormai «delegittimato». E si parla già di un ritorno al voto nel giro di pochi mesi. Anche se il diretto interessato non demorde: «mi sfiducino se vogliono».

A Palazzo dei Normanni, sede del parlamentino, qualcosa si muove. Un inedito si è già consumato nella storia della Regione siciliana. Fabrizio Ferrandelli, deputato eletto all'Ars per la prima volta nel 2012 e di rito renziano, ha rassegnato le dimissioni, che saranno probabilmente votate nella giornata di oggi quando tornerà a riunirsi l'Assemblea regionale. Dimissioni che mettono a segno due risultati. Uno è interno al mondo renziano: Ferrandelli sbaraglia Davide Faraone, fedelissimo del premier e già pronto a scendere in campo. L'altro invece è un risultato esterno che toglie acqua al mulino dei cinque stelle.

Neppure i grillini, infatti, hanno avuto il coraggio di un gesto inedito e inaudito per i deputati siciliani: rinunciare a

più di 15 mila euro al mese. E già il cellulare di Ferrandelli riceve le chiamate dai più importanti talk della già calda stagione politica. Insomma, il renziano Ferrandelli è già il dopo Crocetta.

Twitter: @GiuseppeFalci

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