Crolla il killer di Chiara: "Sentivo quel demone mi diceva di ucciderla"

Il 16enne inchiodato dalle chat cancellate. A casa sua coltello e vestiti sporchi di sangue

Crolla il killer di Chiara: "Sentivo quel demone mi diceva di ucciderla"

«Sentivo quel demone dentro di me che mi diceva di ucciderla. Quella voce mi spingeva a compiere atti sempre più violenti. Così sono uscito con un coltello è l'ho fatto».

Ha confessato il 16enne arrestato per l'omicidio di Chiara Gualzetti, la 15enne scomparsa di casa domenica mattina e ritrovata lunedì senza vita in una scarpata del Parco regionale dell'Abbazia di Monteveglio, a poche centinaia di metri dal comune di Valsamoggia, dove abitava con i genitori e dove viveva anche l'assassino. Si tratta di un amico di 16 anni, schivo e seguito da tempo da uno psicologo, figlio di genitori separati, di cui la vittima si era invaghita. I due erano stati presentati tempo fa da amici comuni, ma non avevano una relazione sentimentale. Le indagini dei carabinieri del nucleo operativo della Compagnia di Bologna Borgo Panigale, coordinati dal comandante Riccardo Angeletti e del nucleo investigativo del comando provinciale, si erano concentrate subito sul ragazzo, da ieri rinchiuso in un centro di giustizia minorile per rispondere di omicidio premeditato. A inchiodarlo prove inequivocabili, che lo hanno costretto alla fine a confessare. I genitori della vittima, Vincenzo e Giusi, domenica sapevano che la figlia si sarebbe vista con lui per parlare. Ma aveva promesso di tornare presto. A loro quel giovane piaceva poco. E avevano ragione, perché dieci minuti dopo la figlia era morta. Le telecamere di casa Gualzetti riprendono Chiara e lui che si allontanano. A un chilometro da lì, il ragazzo realizza il disegno di morte. Colpisce Chiara con calci al volto e la finisce con fendenti al collo e al torace inferti con un coltello da cucina, che ha portato con sé. «Sapevo che voleva morire, me lo aveva detto lei, forse per attirare la mia attenzione. Era infatuata di me, ma a me non piaceva», ha raccontato l'assassino ai militari, spiegando che Chiara lo infastidiva con eccessive avances. L'interesse di lei per quel ragazzo è stato confermato anche dagli amici comuni. Dopo la scoperta del cadavere gli investigatori hanno sentito quattro coetanei di Chiara e poi sono arrivati al 16enne, fermato in strada a Bologna, che ha confermato di averla incontrata ma si è rifiutato di mostrare i messaggi che si era scambiato con lei, dicendo che li aveva cancellati per errore. Questo ha insospettito i carabinieri, che a casa del killer hanno trovato i vestiti ancora sporchi di sangue, il coltello usato per la mattanza che aveva tentato di ripulire e il cellulare della vittima. Lo scambio tra i due avveniva anche via social, come dimostrano le numerose chat, ora al vaglio della procura minorile di Bologna, insieme agli smarthphone. Il movente dell'omicidio resta confuso e il pm non esclude la perizia psichiatrica per l'arrestato.

«E molto scosso e agitato. Il dolore è quello di due famiglie» ha detto il suo legale, Tanja Fonzari. «La madre, ignara di tutto, è distrutta», racconta un conoscente. Sul profilo Instagram del giovane poche foto e un selfie davanti allo specchio. Sulla stessa pagina, tra i commenti, una minaccia di morte. Anche Chiara postava frasi cupe: «Mi dicono che ho un bel corpo, mi dicono che sono intelligente e bella. E va sempre a finire che quando lo dicono, lo dicono per approfittarsi del mio corpo e della mia intelligenza.

Oppure spariscono perché si stancano di provare a usare il mio corpo e si stancano della mia intelligenza». A inizio 2020 la vittima raccontava di «errori», senza sapere che il più grande stava per metterla sulla strada del suo carnefice.

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