Crolla l'export, manovra sempre più in salita

L'allarme di Confesercenti: "Se non si blocca l'aumento dell'Iva, la recessione è sicura"

Crolla l'export, manovra sempre più in salita

Roma - Crollano le esportazioni. Il calo annuo del 7,3%, registrato dall'Istat a luglio 2016, è il peggiore da oltre sei anni. Per trovare una contrazione più profonda bisogna tornare a novembre 2009 quando segnò un -8 per cento.

La flessione dell'export a luglio ha rappresentato il secondo segno meno consecutivo, dopo il calo dello 0,5% a giugno. I cali tendenziali sono «di ampia intensità» sia per l'area extra Ue (-8,8%) che per quella comunitaria (-6,1%). Nei primi sette mesi dell'anno il valore medio delle esportazioni è diminuito dello 0,9% rispetto allo stesso periodo del 2015. Il comparto industriale, pertanto, viene messo ulteriormente messo alla prova dal commercio estero e dal suo rallentamento. E pensare che proprio ieri in un'intervista il ministro dello Sviluppo, Carlo Calenda, aveva dichiarato che «la domanda internazionale di beni italiani e della manifattura italiana crescerà a dismisura». I dati Istat, però, hanno raccontato tutta un'altra storia.

Non c'è pace per il governo e per il ministro dell'Economia, Pier Carlo Padoan, che in rapida successione hanno dovuto assistere alla stagnazione del Pil certificata dall'Istat e alla presentazione delle nuove fosche stime di Confindustria. Dati che condizionano pesantemente il clima alla vigilia della Nota di aggiornamento al Def e di una legge di Bilancio nella quale bisognerà trovare preventivamente risorse per disinnescare 15 miliardi di clausole di salvaguardia sull'Iva. Ieri tagliare le stime di crescita è toccato a Confesercenti. Secondo le previsioni dei commercianti, l'aumento del Pil rimarrebbe fermo allo 0,7% nel 2017 e allo 0,9% nel 2018, «senza accelerazione alcuna rispetto al risultato atteso per l'anno in corso: 0,8%». A fine 2018 il reddito disponibile delle famiglie registrerebbe in termini reali un aumento, sul 2016, contenuto al 2,3 per cento. Rispetto all'inizio della crisi, permarrebbe uno scostamento negativo di circa 70 miliardi (-6,2%). Se l'Europa non concedesse margini di flessibilità tali da disattivare le famigerate clausole di salvaguardia, aggiunge Confesercenti, l'impatto sul Pil sarebbe negativo dello 0,4% nel 2017 dello 0,7% l'anno successivo e dello 0,18% nel 2019».

Analogamente a Confcommercio, anche Confesercenti ha iniziato a mettere in discussione l'efficacia delle politiche economiche fin qui adottate ricordando che in dieci anni di correzione dei conti pubblici per 130 miliardi in totale l'Italia si ritrova «con un debito aumentato di oltre 30 punti di Pil, un risultato fallimentare» Ma il governo non sembra perdere l'ottimismo.

«Non vedo sacrifici in vista, continueremo ad abbassare le tasse», ha dichiarato ieri il premier Renzi a Bratislava sottolineando di non aver intenzione di cambiare i propri progetti. E ripetendo l'invito alla Germania a non esagerare col surplus commerciale. «Le regole valgono per tutti», ha detto. Rispettarle è un'altra cosa.

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