L'ex presiedente dell'Anm Luca Palamara stamattina alle nove varcherà l'ingresso del Csm. L'ha convocato a sorpresa in audizione la prima commissione, quella che sta esaminando le chat che coinvolgono un centinaio di magistrati e che sono agli atti della procura di Perugia. Una ventina le toghe che sono sotto procedimento disciplinare e a rischio trasferimento d'ufficio per incompatibilità ambientale o funzionale per i rapporti emersi con l'ex pm. Protestano i radicali che chiedono l'audizione sia pubblica: «Oggi per domani Palamara è stato convocato dalla prima commissione del Csm per essere audito. Non si conosce il motivo, né l'oggetto dell'audizione. Come da regolamento del Csm l'audizione sarà riservata, niente mezzi di informazione, niente pubblico, niente registrazione. Chiediamo ai membri della prima commissione del Csm di superare la clausura dei loro lavori. Per il futuro ci attiveremo per rendere pubblico, con legge, ogni anfratto della giustizia che viene amministrata in nome del popolo italiano».
Ieri il Consiglio superiore della magistratura che ha nominato all'unanimità Alfredo Pompeo Viola nuovo segretario generale si è diviso invece sulle nomine dei fuori ruolo e su quelle dei magistrati segretari. Questi ultimi oggetto anche delle rivelazioni di Palamara nel libro di Alessandro Sallusti: «Prendiamo i magistrati segretari del Csm - dice l'ex pm - colleghi tra i cui compiti c'è anche quello di dover motivare le nomine, cioè scrivere perché Tizio è più bravo di Caio e quindi ha diritto a quel posto. Chi li nomina? I capicorrente, ovviamente». E sulle tre nomine dei magistrati segretari all'ordine del giorno di ieri il laico Stefano Cavanna si è astenuto ricordando che il meccanismo di selezione non è regolato da concorso, come era stato richiesto invece proprio dai consiglieri laici all'ex ministro della Giustizia Alfonso Bonafede all'indomani dello scandalo Palamara. Le chat dell'ex numero uno dell'Anm hanno svelato come anche quei ruoli fossero appannaggio delle logiche spartitorie delle nomine. Tanto che la modifica è stata inserita nel testo di riforma del Csm. Finora i candidati al ruolo svolgono una semplice audizione. «Non posso votare a favore di un sistema che è ancora discrezionale», ha detto Cavanna.
Durissimo è stato invece Nino Di Matteo sulla nomina a fuori ruolo di Giuseppe Corasaniti, magistrato in servizio al Massimario, e chiamato dal sottosegretario alla Giustizia Sisto a capo della sua segreteria. Di Matteo ha puntato il dito sul semaforo verde concesso dal plenum a ogni fuori ruolo che venga richiesto, e ha parlato di «servile accondiscendenza a ogni richiesta» dell'esecutivo. Il nodo irrisolto è ancora nei rapporti tra magistratura e politica: «Parliamo sempre della necessità di distinguere l'attività dei magistrati da quella politica, di porre dei paletti per il rientro in ruolo dei magistrati che si candidano. Da una parte siamo feroci censori, dall'altra parte però troviamo sempre l'eccezione alle regole per consentire che questi rapporti attraverso il sistema delle nomine e degli incarichi continuino». L'eccezione è data dal fatto che l'ufficio di provenienza del magistrato Corasaniti ha una scoperta di organico superiore al 20%, soglia che non permetterebbe il fuori ruolo. Ma nelle stesse condizioni di scopertura è stato concesso un mese fa il fuori ruolo anche a Elisabetta Cesqui, sostituto procuratore della Cassazione chiamata dal ministro del lavoro Orlando, Pd, a fare il capo di gabinetto.
Non concedere il via libera, è stato detto in plenum, sarebbe stata una scortesia istituzionale. «Tutto questo interesse che ha la magistratura a spedire magistrati nei ministeri è da valutare bene», la protesta del laico Cavanna.
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