Cuba cancella i confini al web (ma solo per spiare il popolo)

La nuova legge consentirà alla polizia di aumentare i raid contro i dispositivi che aggiravano la censura

Cuba cancella i confini al web (ma solo per spiare il popolo)

San Paolo - Il regime comunista dell'Avana apre al Wi-Fi e alle reti Internet private. La notizia è storica ed il D-day sarà il prossimo 29 luglio, quando entreranno in vigore le due risoluzioni pubblicate ieri sulla Gazzetta Ufficiale di Cuba che regolano ogni dettaglio. Certo, l'ok arriva con vent'anni di ritardo rispetto al resto del mondo ma non deve stupire: il primo presidente cubano che dal 1959 di cognome non fa Castro, Miguel Díaz-Canel, è entrato su Twitter appena nell'agosto 2018 e solo a fine marzo ha firmato un accordo con Google, ufficialmente solo per migliorare la connettività a Internet in uno dei Paesi al mondo dove la rete «si pianta» di più. Quella annunciata ieri però, sia chiaro, non è l'apertura democratica ai privati di un regime che, anche dopo la riforma costituzionale del febbraio scorso, continua ad essere una dittatura con un solo partito, quello comunista bensì «un passo per contribuire all'informatizzazione della società perché l'accesso dei cittadini alle nuove tecnologie è aumentato» ha detto Wilfredo López, direttore del Regolamento del ministero delle comunicazioni tra i responsabili della «storica apertura».

Come sempre accade nei regimi totalitari, tuttavia, le leggi si adattano con ritardo alla realtà perché da anni in particolare da dopo l'appeasement tra Obama e Raúl Castro del 2014 - i cubani si connettono già a Intenet, in primis per aggirare la censura di Stato. All'inizio era il cosiddetto «Paquete semanal», terabyte di tg, film e riviste internazionali che si vendevano «in nero», poi andando in locali come la Fabbrica dell'Arte, ritrovo più «in» per i giovani dell'Avana, l'unico ad avere installato un Wi-Fi gratuito sin a inizio 2015. Negli ultimi anni poi, e nonostante il cambio di politica di Trump verso l'Avana, sempre più cubani si collegavano illegalmente alla rete di Etecsa (l'azienda statale di tlc) tramite distributori wireless come NanoStation o Mikrotiks. Molto popolari sull'isola ma finora disponibili solo sul mercato nero. Le reti Wi-Fi private di questo tipo si sono così diffuse a macchia d'olio sull'isola anche nelle case con router illegali e - oltre ad aggirare la censura usando reti VPN (Virtual Private Network) - rappresentavano un'alternativa agli annosi problemi di connettività ad Internet nei punti Wi-Fi di stato, gli unici legali. Tra le reti senza fili private più usate dai giovani il cosiddetto SNet, un'intranet per la condivisione di file, messaggistica istantanea e giochi che ha migliaia di utenti solo nella capitale l'Avana, offrendo Internet a prezzi più bassi di quelli ufficiali e che, sempre con il VPN, riesce ad aggirare la censura.

La legge che entra in vigore dal 29 luglio, dunque, pone sì al passo il regime con la realtà ma, soprattutto, rischia di avere un effetto

opposto al desiderato, ovvero aumentare i raid della polizia contro i dispositivi che sinora avevano consentito di aggirare la censura, aumentando il controllo della dittatura anche sul mondo virtuale. Un po' come in Cina.

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