Sostiene il democristiano Gianfranco Rotondi che con il «Centro destra unito» Silvio Berlusconi non punti banalmente al Quirinale, ma al busto al Pincio e cioè alla compagnia di Cesare e Napoleone, ma anche di Cola di Rienzo e Masaniello, Machiavelli e Cattaneo. O Lorenzo il Magnifico, «l'ago della bilancia». Avvicinandoci all'oggi, il fondatore di Forza Italia entrerebbe nella storia con il suo Centro destra unito, come De Gasperi con la Dc e de Gaulle con il gollismo.
Berlusconi ha negato con forza che i suoi figli o le sue aziende, insomma i suoi interessi privati, gli dettino le scelte politiche da «forza responsabile» in tempo di pandemia che adesso si esprimono in un avvicinamento alla Lega per evitarne derive centrifughe. Si vedrà nei prossimi mesi (a gennaio 2022 o nel 2023) il perché del legame a doppio filo con Matteo Salvini (nella foto). L'incontro ad Arcore di domenica scorsa, tra scaglie di parmigiano, è andato persino meglio dei precedenti. «Siamo d'accordo su tutto. Avanti insieme, ci siamo detti, per arrivare con un centrodestra unito alle elezioni nazionali del 2023. Si va avanti secondo i piani prestabiliti» le parole di Berlusconi, che nonostante le perplessità interne che pian piano sembrano parzialmente rientrare, ha meno difficoltà di Salvini a rendere noti i piani e a passare all'azione. Se ieri è toccato a Torino, oggi in Calabria sarà presentata la candidatura a presidente della Regione dell'azzurro Roberto Occhiuto, accostato dal vicepresidente Nino Spirlì.
Il Cav, da convinto assertore del «partito unico», ricorda come da sola l'alleanza tra Forza Italia e la Lega rappresenti la prima forza parlamentare e, ciò che più tiene a sottolineare in questo momento, il «partito» di maggioranza relativa a sostegno del governo Draghi. Nonostante gli esodi che hanno colpito gli azzurri, Forza Italia e Lega unite contano 210 deputati e i Cinque stelle 162 eletti alla Camera. I senatori leghisti e di Forza Italia sono 115 e i Cinque stelle sono 75. Ovviamente c'è da calcolare anche il Pd, anch'esso falcidiato dall'esodo di Italia viva (93 deputati e 38 senatori), ma la somma almeno al momento non è politicamente realistica. Solo in questo caso Pd e 5stelle uniti batterebbero Forza Italia e Lega (368 a 325). Ma ciò senza contare l'apporto più o meno esterno, ma esistente, di Fratelli d'Italia.
Ecco Torino, durante la presentazione del candidato civico Paolo Damilano, l'imprenditore cinquantacinquenne delle acque e dei vini (Barolo in primis) corteggiato con insistenza soprattutto da Salvini. Berlusconi al telefono, con Licia Ronzulli in presenza, presentano il simbolo che è già un programma: «Berlusconi per Damilano» con l'immagine grande di Forza Italia accompagnata dai simboli di Pli, Unione pensionati e Udc. Prime prove.
Al candidato Damilano, rallysta ma soprattutto ex presidente del Museo del Cinema, istituzione della Mole Antonelliana, e presidente di Film Commission, Berlusconi ha ricordato la giaculatoria che «per uscire dalla crisi bisogna tagliare le tasse e le tasse comunali prima delle altre». Una stoccata alla sindaca Chiara Appendino (che ora non esclude di ricandidarsi), «sinistra dei salotti» che dopo e con la «sinistra della strada» amministra Torino da 28 anni.
Al M5s Berlusconi ha riservato un tweet sull'«inadeguatezza della classe dirigente grillina», «le contraddizioni interne», «i teorici della decrescita». I torinesi diranno se preferiscono il nascente partito di centrodestra.
- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.