D'Alema: "Con la caduta del Muro, provai un senso di liberazione. Rimpiango il Pci, non l'Urss"

L'ex premier ricorda che qualche anno dopo Gorbaciov gli disse che “quel mondo andava abbattuto perché l’identificazione con quei regimi era un peso insostenibile per la sinistra. E racconta di aver resistito 15 anni "in difesa di quel trattino tra centro e sinistra. È stato un errore cedere"

D'Alema: "Con la caduta del Muro, provai un senso di liberazione. Rimpiango il Pci, non l'Urss"

Racconta di aver provato “un senso di liberazione” in occasione della caduta del Muro di Berlino “perché anche se le prospettive apparivano incerte, la sinistra si liberava di un enorme fardello”. Massimo D’Alema parla di questo importante anniversario, che ricorre il 9 novembre.

In un’intervista all’Huffington Post, l’ex premier ricorda che, qualche anno dopo il crollo del Muro, Michail Gorbaciov gli disse che “quel mondo andava abbattuto perché l’identificazione con quei regimi era un peso insostenibile per la sinistra”. D’Alema sottolinea che il Pci è stata una esperienza straordinaria ed è questa che lui rimpiange, non l’Urss. E racconta che tutte le volte che andava dall’altra parte del Muro, la sua collocazione era dalla parte del dissenso. A Praga D’Alema scese in piazza contro i carri armati sovietici e fu colpito dal fatto che i militari sovietici dell’Armata Rossa sembravano smarriti. “I manifestanti salivano su questi carri e davano ai soldati dei volantini in russo. Loro non erano attrezzati a questo dialogo - continua l’ex premier - così a un certo punto diedero l’ordine di muoversi per creare paura, è in quel momento che ho visto spolverare da una raffica di colpi la facciata del museo nazionale di Praga”.

Quattro giorni dopo la caduta del Muro, Achille Occhetto annunciò il cambio del nome da Partito comunista italiano a Partito democratico della sinistra. D’Alema racconta di essere stato sorpreso dalle modalità con cui l’allora segretario del Pci rese noto la modifica della denominazione. “Che noi dovessimo cambiare e andare verso l’Internazionale socialista, confluire nel socialismo europeo - prosegue l’ex premier - era tema di cui si discuteva da tempo tra di noi, nel gruppo dirigente ristretto del Pci, e anche l’ipotesi di cambiare nome non era un tabù”. D’Alema spiega che il cambio di nome fu una necessità e un’opportunità, che lui sostenne in modo preoccupato perché temeva che il partito potesse disperdere la sua forza.

Vent'anni dopo nacque il Partito democratico.

L'ex segretario dei Ds dice di aver resistito 15 anni "in difesa di quel trattino tra centro e sinistra" e che è stato un errore cedere. Secondo D'Alema, il centrosinistra avrebbe avuto una struttura più solida se avesse mantenuto l’alleanza tra una forza di sinistra e una del centro democratico.

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