Dalle pressioni del partito alla battaglia legale. I tre passi di Donald prima di uscire di scena

Difficile che Trump ceda, anche con una sconfitta evidente. Le spinte di una parte del Gop. Le bocciature dei ricorsi potrebbero indurlo a rinunciare alla Corte Suprema

Dalle pressioni del partito alla battaglia legale. I tre passi di Donald prima di uscire di scena

Come da lui stesso preannunciato, un Donald Trump sconfitto di fatto nelle urne elettorali sta cercando in queste ore un'estrema rivincita ricorrendo all'arma dei ricorsi contro i risultati acquisiti. Un'ultima battaglia che potrà assumere diversi aspetti: da quello del puro e semplice riconteggio delle schede in quegli Stati dove il distacco tra vincitore e sconfitto è talmente esiguo da giustificarlo (è il caso già diventato realtà ieri pomeriggio della Georgia e sembra anche della determinante Pennsylvania) al ricorso legale a livello statale contro presunte irregolarità, soprattutto nella tempistica dell'accettazione delle schede inviate per posta, e fino all'appello estremo a livello federale, ovvero a quella Corte Suprema che i democratici accusano Trump di aver appositamente cercato di addomesticare.

I numeri che si vanno solidificando in queste ore non sembrano in ogni caso lasciare troppe speranze al presidente uscente, che per vincere dovrebbe infilare un filotto spettacolare che comprenda i venti grandi elettori della Pennsylvania, la dozzina della Georgia e quella della North Carolina, oltre ai sei messi in palio dal Nevada, lasciando a becco asciutto Biden che al momento è in vantaggio in tutti questi Stati tranne uno. Troppa grazia, obiettivamente. Chi ha fatto lo sforzo di analizzare i risultati concreti che Trump potrebbe sperare di ottenere vincendo qualche ricorso qua e là manifesta pochi dubbi: i numeri sono impietosi e Biden trionferebbe comunque. Senza dimenticare che anche in Stati come il Michigan e il Wisconsin, dove la campagna di Trump ancora sta cercando di aggrapparsi a dei cavilli, nessuna eventuale vittoria parziale potrebbe colmare il distacco già determinato.

Proviamo comunque a vedere nel dettaglio quali strade rimarrebbero aperte per l'estrema resistenza di Donald Trump.

1. La più improbabile visto il personaggio e le sue intenzioni: il distacco inflitto da Biden diventa così palesemente incolmabile (diciamo oltre i 20-25 grandi elettori definitivamente assegnati) che Trump si rassegna e ne prende atto. A quel punto, magari anche perché messo sotto pressione dai vertici del partito e sconfessato da un'ala moderata non disposta a morire politicamente con lui, il presidente concede la vittoria a Biden e imbocca la via di un'uscita aggraziata dalla Casa Bianca il prossimo 20 gennaio come da Costituzione

2. La più verosimile considerata la situazione come si va delineando: Trump scatena battaglie legali su tutti i fronti locali possibili nel tentativo di mettere in discussione i dati acquisiti. Problemi: l'inopportunità politica di screditare il sistema democratico americano (non pare essere una priorità di questo presidente), gli scarsi risultati che ne otterrebbe (opinabile: diversi ricorsi sono stati già respinti, ma un paio di riconteggi sono stati annunciati e tutto è possibile) e i costi dell'impresa: quest'ultimo è un ostacolo assai reale, tanto che la campagna di Trump ha lanciato raccolte di fondi mirate tra i suoi sostenitori

3.

La carta della disperazione: il ricorso alla Corte Suprema federale, soprattutto per bloccare l'ammissibilità di schede giunte per posta dopo il 3 novembre. Tutto è possibile, ma non è detto che la Corte, pur orientata a destra, assecondi un gioco che pare troppo strumentale

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