Quando la democrazia finisce in soffitta, arrivano i prefetti. Questi servitori dello Stato saranno anche bravi ed efficienti, come Tronca spedito da Milano a Roma, ma rappresentano un sintomo di un male che non va sottovalutato. Se Renzi sta commissariando l'Italia, con uomini catapultati dall'alto, con questa fissa della task force straordinaria di burocrati, magistrati, revisori dei conti e tappabuchi, significa che la politica è un bluff. È solo parole, battute da sit-com con risata preregistrata, carosello pubblicitario e presa per i fondelli. Significa che la politica non fa il proprio mestiere. È fallita e soprattutto non sceglie e non fa scegliere. I prefetti sono una sospensione della democrazia, sono il segno che la crisi morale, economica e istituzionale è così incancrenita che serve il dictator dell'antica Roma repubblicana. È la più classica sconfitta di una classe dirigente. Non solo, però. È anche un atto di sfiducia verso gli italiani. È come dire: noi abbiamo fallito, ma voi non avete voce in capitolo, perché la retorica del popolo sovrano è una bufala. Niente elezioni, niente voto, nessun controllo.
Il capostipite di questa Siberia, di questo congelamento della democrazia è stato il presidente poco emerito Giorgio Napolitano. È stato lui il maestro della sfiducia al popolo. Renzi segue la sua lezione. La conseguenza di tutto questo, al di là delle buone intenzioni dei prefetti, è l'omologazione. Si fa passare l'idea che l'amministrazione di una città non sia più una questione di scelte e di costi sociali, ma basta applicare il manuale del bravo amministratore statale. Come se su ogni questione, dai tram alla gestione dei campi profughi, non ci sia una scelta politica, una visione del mondo, una destra o una sinistra. L'inganno è questa finta neutralità. Così anche i potenziali candidati sindaci si presentano come «super partes», come personaggi senza partiti. Negli ultimi giorni lo abbiamo sentito dire anche per le candidature nelle grandi città: né destra, né sinistra. Quello che non si dice, però, è che lo Stato in questo gioco è Renzi. È lui che alla fine muove i fili, ma non ci mette la faccia. È comodo, perché in questa marmellata nessuno si assume responsabilità. Non c'è scelta, non c'è voto, non si paga pegno, non rischia nessuno.
Chi perde è solo l'Italia.Siamo in pratica tutti prefetti. Tutti neutri, tutti statali, tutti grigi, tutti indeterminati, tutti Ponzio Pilato, tutti cittadini onorari del Partito della nazione. In pratica siamo tutti un po' Renzi.
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