David Rossi e il giallo della mail contraffatta: la Procura di Siena sapeva, ma poi archiviò

Annunciava il suicidio, ma risultò retrodatata. Eppure nessuno ha indagato

David Rossi e il giallo della mail contraffatta: la Procura di Siena sapeva, ma poi archiviò

Sono passati quasi nove anni dalla sera del 6 marzo 2013, quando il responsabile comunicazione di Mps David Rossi volò dalla finestra del suo ufficio senese perdendo la vita, nel pieno delle indagini della procura toscana sulla discutibile gestione della banca. E la questione della data di spedizione della email con cui l'uomo avrebbe anticipato all'allora Ad di Mps Fabrizio Viola l'intenzione di togliersi la vita - che secondo una relazione della polizia postale di Genova potrebbe essere stata scritta il giorno dopo la sua morte, facendola però risultare spedita due giorni prima del tragico evento, il 4 marzo - era nota anche ai pm senesi. Che nonostante quell'enorme dubbio sulla prova che per la procura fu di fatto la pistola fumante per confermare l'ipotesi del suicidio, scelsero di archiviare comunque.

Emerge anche questo dalla nuova inchiesta genovese sulla morte di Rossi, perché proprio la procura del capoluogo ligure, che anni fa indagò sulla correttezza dell'operato dei pm senesi Aldo Natalini, Antonio Nastasi e Nicola Marini, si ritrovò per le mani la segnalazione della postale sulle anomalie di quel messaggio di posta elettronica: non avendo però né una specifica delega né altro che un file copia del messaggio e non l'originale, gli agenti liguri si limitarono a sottolineare come la data di creazione sembrasse successiva alla morte di Rossi, nonostante la data di spedizione fosse stata retrodatata al 4 marzo. Quella relazione, però, fu spedita poi con il resto degli atti ai pm senesi, quando i colleghi genovesi chiesero e ottennero l'archiviazione. Ma, con tutta evidenza, quell'elemento che incrinava le certezze della «prova regina» venne trascurato dalla procura della città toscana. Si sommano dunque i dubbi, in attesa che ripartano le audizioni nella commissione parlamentare che si sta occupando della misteriosa morte dell'allora responsabile comunicazione di Monte Paschi, dopo le dirompenti dichiarazioni rilasciate nella sua audizione dall'ex comandante provinciale dei carabinieri di Siena, Pasquale Aglieco, a proposito di quanto avvenuto nel sopralluogo dei magistrati nell'ufficio di Rossi. La sera della morte del manager, ore prima dell'arrivo della scientifica, secondo Aglieco i tre pm avrebbero toccato il pc del manager, rovesciato il cestino che conteneva bigliettini e fazzoletti sporchi di sangue sul tavolo, risposto persino al suo cellulare a una chiamata di Daniela Santanché, chiuso la finestra, e «tutto senza guanti». Ma per i pm, invece, il carabiniere era già andato via quando, per esempio, arrivò quella telefonata. Dunque di punti da chiarire ce ne sono tanti, sia per i magistrati genovesi che per la Commissione d'inchiesta. Il cui presidente, Pierantonio Zanettin, ha infatti detto ieri di voler chiedere una perizia per chiarire la questione della «retrodatazione» di quella email spedita da Rossi a Viola. «La questione della data di creazione della lettera con cui David Rossi annunciava il proprio suicidio in data successiva alla sua morte ha spiegato ieri il parlamentare azzurro - merita di essere accuratamente approfondita in sede peritale, e, ove trovasse conferma, getterebbe un'ombra inquietante sull'intera vicenda».

Così, per capire se i dubbi della polizia postale sulla genuinità di quel messaggio erano fondati, Zanettin ha annunciato di aver convocato «in via d'urgenza» l'ufficio di presidenza della commissione per il 19 gennaio, «per affidare ai corpi speciali dei Carabinieri, già incaricati della maxi perizia, uno specifico ed articolato quesito sulla questione».

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