A volte ritornano, a volte non se ne vogliono proprio andare. Prendete Antonio Di Pietro. Aveva chiuso con la politica, dopo che Report - documentando esattamente quello che per anni aveva scritto Il Giornale - ha smascherato le sue bugie sui finanziamenti pubblici alla sua Italia dei Valori. Il grillismo avanzava, il suo guru Gianroberto Casaleggio pensava in grande e si era innamorato di Beppe Grillo. Tonino fiutò l'aria e si mise da parte, anche per evitare guai peggiori.
Adesso che i Cinque stelle sono esplosi, Casaleggio non c'è più e a sinistra c'è una prateria l'ex pm di Mani pulite vuole tornare in scena, raccattando qua e là un po' di polvere dei Cinque stelle, dall'ex ministro della Difesa Elisabetta Trenta, finita nel tritacarne per un alloggio di servizio che non voleva mollare, alla testimone di giustizia Piera Aiello fino all'ex Adusbef Elio Lannutti, a processo per propaganda e istigazione a delinquere per motivi di discriminazione razziale etnica per aver sparato su Twitter la balla antisemita inventata dalla polizia zarista sui Protocolli di Sion. Un bel parterre, non c'è che dire, quello che il primo luglio prossimo annuncerà il ritorno del partito delle manette, stavolta ai polsi o quasi.
Chissà se in prima fila ci sarà l'ormai ex componente del Csm ed ormai ex magistrato Piercamillo Davigo, suo compagno di procura durante Tangentopoli, un altro che rischia guai seri con la giustizia per la leggerezza di aver fatto circolare un dossier riservato che gli aveva passato informalmente il suo figlioccio magistrato a Milano Paolo Storari.
Ieri per Davigo è stata una brutta giornata. L'uomo che per anni ha spacciato per infallibile la macchina giudiziaria si era rivolto al Tar come un italiano medio qualsiasi pur di non rinunciare al suo scranno al Csm. Ma ha dovuto ingoiare l'amaro calice della cacciata definitiva da Palazzo de' Marescialli, che proprio ieri ha preso atto della decisione del Tribunale civile di Roma di respingere il suo ricorso.
Dopo il suo collocamento in pensione, lo scorso ottobre, ha perso la carica di consigliere togato ma non il vizio di sparare a zero sulla politica: «Io non credo che i referendum sulla giustizia passeranno - ha detto al massmediologo Klaus Davi durante un'intervista nello show Klauscondicio su Youtube - Quello sulla custodia cautelare sembra uno scherzo. La riforma della Giustizia voluta dal Guardasigilli Marta Cartabia? Mi interessa poco perché non solo non cambierà granché ma in alcuni casi aggraverà i problemi».
Insomma, Salvini e la Cartabia non capiscono nulla, è la sentenza dell'ex Mani Pulite, che
sulla politica rincara la dose: «La stragrande maggioranza degli elettori italiani non ha la minima idea di chi sono le persone per cui votano». Che poi, a pensarci bene, è esattamente quello in cui spera anche Di Pietro...
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