La delfina del presidente e l'ereditiere: al ballottaggio è sfida Gonzalez-Noboa

La candidata vicina al leader Correa (condannato per tangenti e latitante) se la vedrà con il figlio dell'uomo più ricco del Paese

La delfina del presidente e l'ereditiere: al ballottaggio è sfida Gonzalez-Noboa
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Con il voto dell'altro ieri l'Ecuador ha scelto il nuovo Parlamento ma non il presidente. Al ballottaggio del prossimo 15 ottobre andrà la candidata favorita della vigilia, ovvero l'avvocatessa Luisa González del partito Rivoluzione Cittadina, il partito dell'ex presidente Rafael Correa, condannato a otto anni per tangenti con sentenza passata in giudicato e latitante in Belgio. Unica donna in lizza tra gli otto «presidenziabili» in lizza, ha detto ieri di volere «recuperare la patria», con continue allusioni alle opere e ai progetti di Correa che, se vincerà lei il ballottaggio, tornerà in Ecuador come suo consigliere speciale. Un «Lula reloaded» insomma, anche se l'ecuadoriano è fuggito evitando il carcere, a differenza del brasiliano, tornato al potere quest'anno.

La 45enne González ha ottenuto il 33 per cento dei voti, con il 93 dei seggi scrutinati (manca tutto l'estero per un hackeraggio fatto non si sa da chi), la maggior parte dei quali nelle province di Guayas (Guayaquil) e Manabi, dove la Rivoluzione Cittadina ha più influenza al pari dei narcos. Ad accompagnare questa avvocatessa come vice è Andres Arauz, già sconfitto al ballottaggio due anni fa dal presidente uscente Guillermo Lasso nel 2021 ma, soprattutto, uomo forte di Correa. Luisa dovrà vedersela con il 35enne Daniel Noboa, la vera sorpresa dell'altro ieri. Imprenditore ma soprattutto figlio dell'uomo più ricco dell'Ecuador, Álvaro Noboa, un magnate delle banane con molte denunce alle spalle che aveva già tentato cinque volte di arrivare alla presidenza senza mai riuscirci, pur centrano tre volte al ballottaggio. La sconfitta di Noboa padre nel 2006 contro Correa fu l'inizio dell'ascesa del latitante. Con un master in Comunicazione politica e governance strategica alla George Washington University, Noboa Jr ha incentrato la sua campagna su due punti: creare posti di lavoro e lottare contro la violenza che promette di combattere con gli 007 e la cooperazione internazionale. Inoltre vuole militarizzare le frontiere e costruire cinque nuove carceri. Si definisce «un uomo d'affari con responsabilità sociale di centrosinistra», ma dal Belgio Correa ha festeggiato che sia lui l'avversario da battere a ottobre.

Non ce l'ha fatta invece Christian Zurita, del partito Construye, che aveva sostituito l'amico Fernando Villavicencio, il candidato/giornalista investigativo perseguitato da Correa ucciso da sei sicari colombiani lo scorso 9 agosto. È arrivato solo terzo, preceduto dal sorprendente Noboa Jr di 700mila voti. L'unica certezza è che dopo l'uccisione di Fernando, da qui al prossimo 15 ottobre il rischio di altri attentati rimarrà alta mentre i due candidati avranno il compito di convincere la metà degli ecuadoriani che non li ha votati al primo turno delle loro proposte.

Chi vincerà avrà comunque poco tempo per realizzarle, solo fino alla primavera del 2025. Quelle dell'altro ieri, infatti, erano elezioni anticipate anomale dopo che il presidente uscente Guillermo Lasso aveva sciolto il Parlamento tre mesi fa.

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