Non c'è ancora alcuna certezza sui tempi dell'interrogatorio di Giovanni Toti. Il governatore, che subito dopo l'arresto si era avvalso della facoltà di non rispondere per avere il tempo di studiare novemila pagine di atti, ha chiesto giorni fa di essere sentito dai magistrati. Per Toti è un passaggio cruciale per decidere le sue prossime mosse legali e politiche, anche rispetto all'ipotesi di dimissioni. Ma ieri, dopo giorni di pressing sulla Procura per la data ancora da fissare, è intervenuto il procuratore di Genova, Nicola Piacente: il presidente «così come qualsiasi indagato, può presentare una memoria» oppure fare delle «spontanee dichiarazioni al Riesame». Quello davanti al pm «non è un interrogatorio di garanzia», come quello a cui Toti aveva deciso di non rispondere, quindi «non vi sono obblighi a farlo. L'unico momento - precisa - in cui la procura è obbligata a interrogare l'indagato è nella fase della chiusura delle indagini. È invece una decisione del pm sul se e sul quando». Il legale di Toti, Stefano Savi, fa sapere che «siamo consapevoli degli impegni della procura, non solleviamo alcuna questione, restiamo a disposizione per essere sentiti». E precisa che «non è prevista l'intenzione di depositare nessuna memoria difensiva, rimaniamo a disposizione».
Ieri un giallo si è aperto sui verbali di interrogatorio di Roberto Spinelli, figlio di Aldo, l'imprenditore della logistica del porto di Genova che per i magistrati avrebbe corrotto Toti con 74mila euro di finanziamenti, tracciati, ai suoi comitati elettorali, in cambio di favori. A partire dalla proroga trentennale della concessione del Terminal Rinfuse. Un errore nella trascrizione delle sue dichiarazioni. Spinelli jr ha detto ai magistrati che «Toti chiamava mio padre, faceva delle sceneggiate perché voleva finanziamenti leciti». Invece è stato trascritto «illeciti», tanto che l'avvocato ha dovuto inviare una lettera di precisazione al giudice. Refuso sostanziale visto che lo stesso Spinelli padre, interrogato dai pm, ha confermato di aver sempre fatto finanziamenti leciti ai comitati di Toti come agli altri partiti, Pd compreso. E che Toti non avrebbe fatto nulla per aiutarlo. A partire dal rinnovo per 30 anni della concessione del Terminal Rinfuse, che per i pm sarebbe l'oggetto del do ut des della corruzione al governatore. Spinelli senior spiega: «La pratica era già passata in comitato e doveva solo essere ratificata () nessuno ci riusciva e ho chiamato Toti. Toti non ha fatto niente. Ho detto al 45%, che sarebbe il dottor Gianluigi Aponte (che ha quella quota del Terminal, ndr.),«Guarda io vado in Procura della Repubblica perché è una vergogna. Abbiamo salvato i posti di lavoro, abbiamo fatto tutto ciò che l'autorità portuale ci ha detto di fare () abbiamo risanato tutti i debiti che aveva l'ex concessionario e non mi prorogano la concessione? Io come posso andare avanti». Il comandante Aponte ha chiamato non so chi ed è tutto a posto () 30 anni ma io volevo 50».
Con l'inchiesta che ha terremotato la Regione però ora si teme per la paralisi delle opere, a partire dalla Diga foranea. Ieri il ministro delle Infrastrutture Matteo Salvini ha deciso di inviare un'ispezione ministeriale al porto di Genova: «Se ci sono degli atti in autorità portuale non legittimi, il rischio vero è che questo comprometta alcune cantierizzazioni e questa cosa va verificata subito. Siamo in una situazione non semplice, ma dobbiamo andare avanti», ha detto il vice ministro Edoardo Rixi.
E il riflesso dell'inchiesta si fa sentire anche sui dati della par condicio.
Incredibilmente dagli ultimi dati risulta che lo spazio dato a Noi Moderati, il partito di riferimento di Toti, raddoppi quello concesso al M5s. Il paradosso cioè è che tutte le notizie sull'arresto del governatore sono state conteggiate nella «promozione politica». Invece è cronaca giudiziaria.
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