"Sono in Quaresima...". Giorgia, battute e fermezza. "Io non seguo gli umori"

"Mi invitate nel giorno in cui perdiamo le elezioni in Sardegna, io sono in Quaresima, non posso neanche affogare i dispiaceri nell'alcol"

"Sono in Quaresima...". Giorgia, battute e fermezza. "Io non seguo gli umori"
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«Mi invitate nel giorno in cui perdiamo le elezioni in Sardegna, io sono in Quaresima, non posso neanche affogare i dispiaceri nell'alcol. Non è la giornata migliore per aspettarsi serenità e allegria da me». La premessa scherzosa che Giorgia Meloni fa incontrando la stampa estera suscita un sorriso collettivo in sala. La premier non ha mai cercato il potere e non è entrata in politica per carrierismo, anzi. Tolkien, ne Il Signore degli Anelli, ha spiegato quanto sia pericoloso quell'anello. Le ragioni di un impegno che parte dalla gioventù sono alte ed altre. «Non avrei mai immaginato di arrivare dove sono e forse ci sono arrivata per questo. Non amo starci e potrei rimanere più degli altri esattamente in questa ragione», aggiunge la presidente del Consiglio. La leader di Fdi, alla cena dei corrispondenti della stampa estera, rimarca la necessità di «stabilità» per poter riformare davvero la nazione. Il primo obiettivo resta «il premierato» che non comporta rischi di «autoritarismo», checché se ne dica. Si tratta semmai di difendere la democrazia e la volontà popolare. C'è spazio anche per approfondire qualche caratteristica personale. «Mi considero una persona perbene e buona, e so che non bisogna mai sottovalutare la potenziale cattiveria di un buono costretto a essere cattivo», argomenta la premier, che poi spazia tra più temi. Tra questi, anche la libertà di stampa, con i rischi e le opportunità derivanti dall'avvento dell'intelligenza artificiale. «La cosa che amo di più dopo mia figlia è la mia nazione e mi fa arrabbiare che si manchi di rispetto all'Italia», prosegue. Di certo storytelling, poi, non se ne può più. «Mi sono data come obiettivo di restituire a questa nazione credibilità, di renderla affidabile, di ribaltare un racconto a volte anche strumentale: l'Italia spaghetti e mandolino, l'Italia di cui non ti puoi fidare». La stampa estera guarda da vicino un fenomeno che, per molto tempo, non troppi hanno compreso. Poi le scorse elezioni hanno schiarito le idee.

La presidente del Consiglio rivendica «le scelte» prese dal suo esecutivo. Un accento, in particolare, viene messo sulla politica estera. Un ambito per cui la Meloni non bada «agli umori» ma a «quel che è giusto». E il pensiero non può che correre al fermo sostegno che questo governo sta fornendo all'Ucraina di Volodymyr Zelensky, e non solo. C'è ancora tempo per due battute. Una richiama il Cav. La stampa estera si sta per trasferire a Palazzo Grazoli. «Banda di comunisti», avrebbe detto il fondatore del centrodestra. E poi Draghi, tornato in prima linea in Ue da qualche tempo.

Due giorni dopo l'invito della stampa estera, cadde il «governo dei migliori». «Farò del mio meglio per allontanarmi da questa sala il prima possibile e cercare di rimanere un pochino a governare questa nazione», la chiosa, ancora scherzosa, di Meloni.

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