Detenuta a Rebibbia getta i figli dalle scale: morta bimba di 4 mesi

Il fratello (2 anni) in fin di vita. La madre è tedesca nata in Georgia e ha problemi psichici

Detenuta a Rebibbia getta i figli dalle scale: morta bimba di 4 mesi

«Me lo aspettavo. Tragedie simili si ripeteranno. Perché le carceri italiane non sono un luogo sicuro. Tanto per i detenuti, quanto per gli agenti». Aldo Di Giacomo, segretario generale del Sindacato Polizia Penitenziaria, ha la voce agitata di chi da mesi sta denunciando vanamente che «la situazione è al collasso».

«Ma ciò che è successo ieri nel reparto femminile di Rebibbia è davvero mostruoso - si sfoga Di Giacomo col Giornale -: a rimetterci la vita è stata una bimba innocente, uccisa dalla madre nel nido interno al penitenziario. Un secondo figlio è stato salvato in extremis dai poliziotti. La morte di quel piccolo di pochi mesi ce l'ha sulla coscienza la politica, soprattutto l'attuale ministro della Giustizia che con una serie di provvedimenti ha peggiorato ulteriormente una realtà già di per sé allarmante». Intanto ieri, proprio il ministro della Giustizia, Alfonso Bonafede, è andato a trovare il bimbo sopravvissuto in ospedale e ha inviato i suoi ispettori a Rebibbia.

Ma cos'è accaduto esattamente ieri dietro le sbarre del carcere della Capitale? Una detenuta tedesca nata in Geogia, in galera per traffico di droga e in cura per problemi psichici, ha tentato di uccidere i suoi due figli: la bimba di 4 è morta, il fratellino di 2 è in fin di vita all'ospedale «Bambino Gesù». La notizia è stata confermata dal presidente della Consulta penitenziaria e responsabile della «Casa di Leda», Lillo Di Mauro: «Tutto è accaduto all'interno della sezione nido, dove sono ospitati bimbi fino a tre anni». Secondo quanto accertato dagli inquirenti, i piccoli sono stati scaraventati dalla madre da una rampa di gradini mentre con loro rientrava dal giardino del nido. Tutto sembrava normale prima del raptus della donna, ma a un certo punto la mamma ha preso i bimbi e uno alla volta, in pochi istanti, li ha lanciati sul selciato. La donna è stata trasportata nell'infermeria dell'istituto in stato di choc. La Procura di Roma, che ha avviato un' indagine per omicidio e tentato omicidio, accerterà anche se non ci siano state negligenze da parte del personale responsabile della sorveglianza del «nido», una struttura distaccata rispetto al resto dell'edificio carcerario, dove al momento vivono 13 madri e 16 bambini (nel resto d'Italia, in analoghi reparti, condividono lo stesso destino 52 madri e 62 bimbi); con loro, oltre al personale femminile della polizia penitenziaria, anche operatrici, puericultrici e una pediatra. «In ogni cella - spiega Di Mauro - c'è un letto con una culla accanto, e nel reparto una ludoteca e un cucinotto per preparare i pasti e le pappe. Una scala (quella da dove sono stati gettati ieri i due fratellini ndr) porta poi al giardino dove ci sono i giochi, compreso uno scivolo».

'ingresso in carcere dei bambini è una scelta delle detenute che così possono usufruire di un regime carcerario «attenuato» grazie proprio alla possibilità di vivere con i figli (con età compresa tra pochi mesi e sei anni) in un apposito reparto, tipo casa-famiglia. Una scelta, a volte, motivata più dall'opportunismo degli adulti che da un sincero affetto verso i piccoli. Quale mamma vorrebbe infatti vedere crescere un figlio dietro le sbarre?

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