“Questa è una dittatura”. La scelta di Giuseppe Conte di consentire solo ai suoi vicepresidenti di essere intervistati in tivù sta provocando una vera e proprio rivolta tra i parlamentari M5S e alcuni di loro sarebbero pronti a stilare un documento in segno di protesta.
“Per quanto mi riguarda da oggi faccio come mi passa per la testa”, sbotta con ilGiornale.it uno dei cinque parlamentari di prima nomina promotori della sommossa. “Ma ti pare che qui siamo all’obbligo di chi va e di chi non va in televisione? Poteva comandare quando stava a palazzo Chigi, qui deve capire che la storia è diversa”, dicono i ribelli. “Se alla fine decidessimo di fare il documento, saremmo almeno 100. Sarebbe una spaccatura clamorosa”, si sfogano i cinque pentastellati, i quali chiedono che venga preservato il loro anonimato. “Ma poi davvero, gli altri partiti non fanno altro che prenderci in giro per queste cavolate che continuano a fare nella war room dei fedelissimi di Conte”, aggiunge una delle nostre fonti. La rabbia verso i nuovi vertici del M5S tanta e un grillino di lungo corso profetizza: “Conte e i suoi amici non hanno capito che se continuiamo così non mangiamo il panettone, il malessere è ormai troppo diffuso, stanno commettendo lo stesso errore di quando stava a Chigi: si credono immortali ma poi può arrivare anche il Renzi di turno per farlo cadere. Attenzione perché siamo in molti…".
Il riferimento agli “amici di Conte” è chiaro. Si tratta di Paola Taverna, Mario Turco, Riccardo Ricciardi, Michele Gubitosa e Alessandra Todde, gli unici che potranno comparire in video.Una scelta che, come spiega l'Adnkronos, è stata presa in vista dell'elezione del Capo dello Stato per rendere chiaro e unitario il messaggio dei pentastellati. Le voci critiche verso la linea politica portata avanti dall''avvocato del popolo', infatti, non sono mancate. Solo pochi giorni fa, l'ex sottosegretario alla presidenza del Consiglio, Riccardo Fraccaro, ha spiegato che “abbracciare il Pd o qualsiasi altra forza politica” è una scelta perdente. "La nostra identità non può che essere quella di una forza politica che accompagna il Paese nella transizione ecologica ed economica. E quindi non può abbracciare nessuno, non può mettersi in scia: e questo non avverrà nemmeno con il Pd”, sono state le sue parole testuali. Non è dato sapere se la decisione di Conte sia stata effettivamente dettata dal desiderio di zittire queste voci critiche oppure no, ma di certo ha scatenato l'indignazione dei parlamentari pentastellati.
Come ha rivelato ilGiornale.it in un precedente retroscena, infatti, Conte ha la difficoltà di non riuscire a controllare i gruppi parlamentari. “Conte ha bisogno di fermare il logoramento interno e vuole mettersi gente nuova. La verità è una sola: lui non si fida di nessuno di noi”, ci aveva confidato un senatore grillino, escluso dalla segreteria che ci aveva rivelato l'intenzione dell'ex premier di staccare la spina al governo, a prescindere da chi sarà il prossimo inquilino del Colle, per tornare alle urne e avere finalmente dei parlamentari a lui fedeli. È, infatti, singolare il fatto che il leader del M5S non sia neppure riuscito a far eleggere un nuovo capogruppo alla Camera, dato che ormai è certo che Davide Crippa continuerà a ricoprire il suo ruolo fino a dicembre. Al Senato, invece, è spuntata la candidatura di Mariolina Castellone, membro della Commissione Igiene e Sanità. Sarà lei a cercare di insidiare la rielezione del fedelissimo Ettore Licheri.
In vista del voto per il Colle in cui i 'franchi tiratori' saranno nuovamente protagonisti, non mancano, dunque, i grattacapi per Conte, la cui leadership è ogni giorno sempre più debole e sempre più messa in discussione.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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