New York. Donald Trump è pronto a sferrare l'ultimo assalto al Congresso con la speranza di ribaltare l'esito delle elezioni, e a Washington si preannunciano giornate di fuoco. Diciannove, per la precisione, quelle che separano il presidente uscente dall'addio alla Casa Bianca e dall'insediamento, il 20 gennaio, di Joe Biden. Trump ha persino deciso di tornare in anticipo dalla Florida saltando la tradizionale festa di fine anno a Mar-a-Lago: non è stata fornita nessuna motivazione ufficiale sul perché lui e la first lady Melania siano rientrati nella capitale in tutta fretta, ma pare che The Donald abbia preferito barricarsi nella West Wing per mettere a punto il piano dell'Epifania, quando Capitol Hill si riunirà in seduta plenaria per contare ufficialmente i grandi elettori che lo scorso 14 dicembre hanno confermato la vittoria di Biden.
Il suo obiettivo sarebbe quello di fare pressione sui parlamentari repubblicani affinché appoggino le accuse di frode contestando il conteggio dei voti del collegio elettorale. E proprio il 6 gennaio, a Washington sono attesi migliaia di fan che marceranno per esprimere il loro sostegno al tycoon. Nel suo messaggio di buon anno su Twitter Trump si è limitato a celebrare i record di Wall Street e il senatore repubblicano che intende contestare i risultati delle elezioni, ma è chiaro che conta sui suoi fedelissimi nel disperato tentativo di ribaltare il responso delle urne. Le speranze di successo sono praticamente inesistenti, l'unico risultato è quello di prolungare ancora lo show delle elezioni più contestate della storia americana. Come ha rivelato la Cnn, ci sarebbero almeno 140 deputati del Grand Old Party pronti a contestare l'esito del voto in alcuni stati durante la certificazione del Congresso (per cambiare il voto di uno stato, però, occorre il consenso di entrambi i rami del Parlamento, e la Camera è controllata dai democratici). Il leader dei senatori Mitch McConnell ha scoraggiato i colleghi dal contestare l'esito delle urne, ma alla fine lascerà libertà di coscienza. Mentre gli avvocati del vice presidente Mike Pence hanno chiesto a un giudice federale del Texas di respingere l'istanza del deputato repubblicano Louie Gohmert, che mira a costringere il numero due di Trump a ignorare i voti di vari stati chiave quando il Congresso si riunirà sotto la sua guida per certificare la vittoria di Biden. Il suo ruolo è particolarmente delicato, visto che il presidente avrebbe fatto pressioni su di lui perché si assuma la responsabilità del ribaltone.
La chiamata alle armi del Comandante in Capo uscente sta creando una spaccatura profonda all'interno del Gop: seguire la teoria del complotto vorrebbe dire andare contro la volontà democratica del paese, mentre opporsi alle sue richieste significherebbe accettare la decisione del popolo, ma sfidare la base repubblicana e «tradire» Trump, che rimane molto popolare tra i suoi elettori. Il tutto mentre il controllo del Senato è appeso al ballottaggio dei due seggi della Georgia del 5 gennaio.
La corsa nello Stato del sud è fondamentale per gli equilibri politici dei prossimi quattro anni: ad ora il Gop ha 50 seggi nella Camera Alta contro i 48 dei democratici, e deve vincere almeno uno dei due ballottaggi per aggiudicarsi la maggioranza di 51 poltrone. In caso di parità (50 a 50), il voto decisivo spetterebbe infatti alla vice presidente, Kamala Harris.
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