Le donne killer: la scia di sangue partita con Dugina

La bomba che ieri, nel bar di Prigozhin a San Pietroburgo ha ucciso il blogger nazionalista, il quarantenne Vladlen Tatarsky, era nascosta in una statuetta

Le donne killer: la scia di sangue partita con Dugina

La bomba che ieri, nel bar di Prigozhin a San Pietroburgo ha ucciso il blogger nazionalista, il quarantenne Vladlen Tatarsky, era nascosta in una statuetta. Un «regalo-premio» consegnato alla vittima da una misteriosa ragazza, «l'artista» Nastya che, dopo aver omaggiato Tatarsky è riuscita ad allontanarsi giusto in tempo per evitare l'esplosione. Le donne e gli attentati in Russia...

Per l'attentato del 23 luglio 2022 dove morì Daria Dugina, figlia dell'ideologo e propagandista Aleksandr Dugin vicinissimo al presidente Putin, i servizi segreti russi accusarono Natalya Pavlovna Vovk: una cittadina ucraina arrivata a Mosca con la figlia dodicenne e scappata in Estonia subito dopo l'uccisione della Dugina. Sembra che il vero obbiettivo fosse in realtà il padre della ragazza. Ma una tragica fatalità aveva fatto sì che nell'automobile (sotto il cui sedile era stato piazzato l'esplosivo) salisse Daria. Secondo le ricostruzioni dei servizi, Natalya Pavlovna Vovk, classe 1979, aveva affittato un appartamento nello stesso palazzo di Dugina per sorvegliarla meglio prima di piazzare la bomba.

Erentrata nel Paese a bordo di una Mini Cooper alla quale sarebbero state applicate tre targhe diverse: la prima della Repubblica di Donetsk, per varcare il confine, la seconda del Kazakhstan, usata a Mosca, e la terza dell'Ucraina per uscire dal Paese. Un gruppo di hacker russi, RaHDit, aveva ipotizzato che la Vovk appartenesse al battaglione ucraino Azov ma il battaglione aveva smentito.

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