Doppio colpo mirato di Netanyahu destinato a Teheran. E Sinwar all'angolo

Con l'eliminazione di Shukr e Haniyeh Israele manda un messaggio preciso

Doppio colpo mirato di Netanyahu destinato a Teheran. E Sinwar all'angolo
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La verità è sempre un momento di energia e di rigenerazione, anche se contiene per chi la pratica pericoli seri: ognuno di noi ne ha esperienza. Dunque Israele ha, con due eliminazioni eccellenti in 7 ore, recuperato due verità dimenticate nel corso dei trecento giorni della guerra: la prima è che ancora esiste intera la mitica capacità del Mossad e delle unità di combattimento di sapere progettare colpi in condizioni impossibili. La seconda è la dimensione geografica e ideologica della guerra che Israele deve combattere, e che, se in questi mesi si è focalizzata su luoghi specifici, su Rafah, sul Golan, persino su Eilat colpita dagli Houthi, adesso recupera i suoi confini reali: come dice Netanyahu Israele combatte su sette fronti, ma tutti hanno lo stesso nome e cognome, si chiamano Iran, ayatollah Khamenei, Guardie della Rivoluzione.

Il leader supremo ieri ha subito promesso una «dura punizione» per l'uccisione di Ismail Haniyeh a Teheran spiegando che «il regime sionista, criminale e terrorista, ha martirizzato il nostro caro ospite nella nostra casa e ci ha straziato». È dovere dell'Iran - ha detto - prepararsi a vendicare l'assassinio di Haniyeh in visita nella capitale iraniana per la cerimonia di insediamento di Masoud Pezeshkian, il nuovo presidente. Come lui anche altri ospiti d'onore quando il missile israeliano all'ora giusta è entrato nella finestra giusta si trovavano nell'hotel super fortificato e protetto direttamente dalle Guardie della Rivoluzione, la crema delle forze iraniani. Un messaggio chiarissimo: Israele può arrivare ovunque, in qualsiasi momento. La brutta figura, imperdonabile in Medioriente, di aver fallito nella custodia del prezioso ospite ricade sul potere centrale dell'Iran, che già poche ore prima, stavolta a Beirut, aveva subito per interposti Hezbollah, l'eliminazione del vice stesso di Nasrallah, Fuad Shukr, il capo di Stato maggiore del suo proxy più utile, più vicino, meglio armato, più attivo contro Israele dal 7 ottobre al fianco dell'altro suo amico e mantenuto, Hamas.

Gli eventi di certo richiedono una reazione armata secondo tutti i criteri mediorientali: l'edificio di Shukr era sito nel Sud di Beirut dove abita, iperdifeso con ogni possibile sistema di prevenzione da attacchi da terra, dall'aria, da ogni dove, la leadership intera di Hezbollah. Un quartiere fatale, Dahya, da cui si disegna tutta l'attività che tiene il bellissimo Paese dei Cedri e delle tante identità sotto il tallone sciita dell'Iran: attività terroristiche e criminali, appena nascoste da una presenza parlamentare di copertura. Ma l'Iran è il burattinaio, dall'assassinio di Hariri al cumulo di armi che ha causato l'esplosione gigantesca del porto, alla sospetta occupazione esplosiva dell'aeroporto fino alla decisione di fiancheggiare Hamas dal 7 ottobre costringendo Israele a sgomberare tutto il Nord. Shukr era stato il capo dell'eccidio di 241 soldati americani nel 1983; ieri la tv israeliana ha intervistato Efrat Abraham il cui fratello Benny fu rapito sul confine con altri due soldati dagli Hezbollah e i cui corpi sono stati scambiati solo 4 anni dopo: è stato sempre Shukr, e sempre lui ha autorizzato il lancio del missile che ha fatto strage di bambini drusi uccidendone 12 due giorni fa a Majdal Shams. Dunque averlo eliminato è per Israele un atto legato alla necessaria difesa dei cittadini drusi, non un attacco a Beirut ma uno specifico impegno inevitabile in difesa dei suoi cittadini.

Come l'eliminazione di Haniyeh non è contro Teheran: era lui il volto atroce della programmazione disinfettata della Nukba, divenuto miliardario con i soldi dei palestinesi vivendo in un albergo di Doha; ossessionato dall'odio per Israele e gli ebrei, si è spostato impunemente da Doha al Cairo a Teheran a Mosca tenendo i contatti col suo complice e capo Sinwar, sperando un giorno di riprendersi il ruolo di leaer supremo. Haniyeh è stato la giacca e la cravatta dell'orrore della strage di bambini e dello stupro e genocidio di famiglie nel disegno di dominare il mondo con la sua versione assassina dell'Islam, insensibile persino alla morte di tre dei suoi figli annunciata in diretta tv. L'Iran è al centro della vicenda, Haniyeh era il suo funzionario, la sua morte è uno choc inaspettato. Se fosse stato cruciale per la trattativa sugli ostaggi, non sarebbe stato eliminato.

Adesso vedremo: le strutture belliche iraniane sono tutte mobilitate, Israele dichiara che la guerra non le interessa e vuole riprendere la trattativa per i rapiti. Chissà che Sinwar stavolta non ci senta, dall'orecchio della paura, cioè del Medioriente come veramente è e va trattato.

Israele sembra tornato dall'incubo del 7 ottobre alla verità dei fatti, alla maestria di un Paese democratico e avanzato di fronte all'aggressione della parte di mondo che odia la libertà, e la combatte. Se sarà guerra totale, questi sono i due fronti opposti, e con le sue azioni di ieri Israele l'ha reso molto chiaro.

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