"Quella dose non è letale". De Rienzo, l'ipotesi è il mix

L'autopsia non chiarisce, si attende l'esame tossicologico. Tra15 giorni le cause del decesso

"Quella dose non è letale". De Rienzo, l'ipotesi è il mix

Arresto cardiocircolatorio. L'esame autoptico eseguito ieri dal professor Fabio Di Giorgio, dell'Istituto di Medicina Legale del policlinico Gemelli, non chiarisce la morte di Libero De Rienzo. È ancora giallo, insomma, sulle cause che hanno portato al decesso, mercoledì notte, dell'attore di origini partenopee, figlio di un giornalista Rai, trovato cadavere, la sera di giovedì, sul corridoio d'ingresso della sua abitazione in via Madonna del Riposo 49.

Un mistero che ruota attorno al posacenere utilizzato pochi minuti prima di morire e ora nei laboratori del Ris dei carabinieri, ai tabulati telefonici, a un fantomatico testimone che avrebbe visto De Rienzo assieme a uno spacciatore. L'esame, eseguito alla presenza del consulente di famiglia, il professor Dino Mario Tancredi, lascia molti dubbi sulla fine del 44enne. Un passato recente legato all'uso di droga, cocaina, De Rienzo potrebbe aver assunto eroina e forti tranquillanti, come quelli sequestrati, è la pista più seguita. Un mix letale che potrà essere confermato, o meno, dai risultati dell'esame tossicologico. Riscontri che saranno sul tavolo dei pm D'Elia e Minisci, però, non prima di 14 giorni. Di certo una dose di eroina pura, come la «polvere chiara» tagliata al 90 per cento rinvenuta in casa, non avrebbe potuto uccidere. Eroina di quarto grado ma con il 10 per cento di principio attivo non sarebbe letale. Da stabilire, dunque, in che quantità De Rienzo, abbia assunto la droga fumandola. E se una dose non sarebbe stata sufficiente a provocare il malore, due bustine, mescolate con altre sostanze, potrebbero essere state fatali. De Rienzo avrebbe cercato aiuto avvicinandosi alla porta della sua abitazione. Ma si accascia sul pavimento. Tutto ciò sarebbe accaduto 24 ore prima della macabra scoperta dell'amico di famiglia, C.T., in possesso delle chiavi e accorso al mezzanino dei De Rienzo dopo aver sentito la moglie, la costumista Marcella Mosca, a Napoli con i due figli.

La donna dalla mattina di giovedì non riesce a mettersi in contatto con il marito. «Per tutto il pomeriggio non mi risponde, vai a vedere» chiede all'amico. Quando l'uomo trova «Picchio» pensa sia ancora vivo, si dispera, chiama il 118. I sanitari non possono far altro che constatare il decesso, avvenuto il giorno prima secondo il primo rapporto del medico legale. Chi ha fornito la droga a De Rienzo? Era solo quando si è sentito male? Ha davvero fumato eroina mentre postava la foto del posacenere zeppo di cicche? Interrogativi che potranno avere risposte solo grazie agli ultimi contatti avuti dal protagonista di Fortapàsc. Messaggi e chiamate, in arrivo e in uscita, ancora al vaglio degli esperti dell'Arma. Non solo. Gli esami di laboratorio e la comparazione del Dna della vittima con altre tracce trovate sul portacenere potrebbero fare luce sugli ultimi momenti di vita dell'attore, premiato con il David di Donatello per Santa Maradona nel 2002. Un giallo centrato sulla dose rimasta nella bustina, sui mozziconi di sigaretta Marlboro e, soprattutto, su quel filtro «fai-da-te» postato il 14 luglio su Instagram che fa pensare a una fumata particolare, tabacco e hashish o, peggio, eroina.

Da oggi la salma è a disposizione dei familiari per i funerali mentre resta aperto il fascicolo d'indagine per «morte come conseguenza di altro reato» (lo spaccio) per il pusher. E un vuoto immenso per la moglie, amici e colleghi dell'attore. Un'artista «dallo sguardo sempre sorridente, ma disperato dentro».

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