Un anno di Covid a Bergamo non ha lasciato solo morti, vedove e orfani ma un cumulo di macerie. E non basterà la visita di Mario Draghi a riempire un baratro che si allarga, ogni giorno di più. Altro che #andràtuttobene, da settimane lì si combatte una guerra sotterranea tra i legali del team che rappresenta 500 vittime del virus, il Comune e la Procura, che sulla gestione della pandemia ha aperto un'inchiesta complicatissima che potrebbe travolgere governo, sindaci e Regione Lombardia.
Quando in città si sparge la notizia della visita del premier a Bergamo il prossimo 18 marzo, il team di avvocati guidati da Consuelo Locati chiede al sindaco Giorgio Gori di esserci. In una lettera spedita il 22 febbraio a Palazzo Chigi il team ha proposto una legge sugli indennizzi ai familiari e una transazione della causa civile per evitare un doloroso procedimento giudiziario da 100 milioni di euro. Tanto ha chiesto il team al governo per indennizzare chi è rimasto. «C'è gente che ha perso tutto, non solo un congiunto», dice al Giornale il consulente Robert Lingard. È lui che ha scoperto i documenti che inchioderebbero il governo sul piano pandemico fantasma e non solo. Eppure dal Comune fanno trapelare che la Locati non verrà invitata. «Non conosciamo ancora il protocollo della visita del presidente Draghi - precisa al Giornale il sindaco Giorgio Gori - È comunque probabile, vista la situazione epidemiologica, che le possibilità di partecipazione saranno molto limitate. Se sarà possibile daremo modo di presenziare a un rappresentante dell'associazione, come già avvenne per la visita del presidente Sergio Mattarella. Non conosco i legali di cui mi parla e come sempre ho fatto, visto il tema, non risponderò ad alcuna polemica».
Invece la polemica, nonostante le rassicurazioni del sindaco, non accenna a placarsi. Il «prescelto» dal Comune per la visita di Draghi, come già successo in occasione della visita del capo dello Stato, dovrebbe essere Luca Fusco, che del Comitato Noi Denunciamo è il presidente. «Non ho alcuna notizia in merito, credo che comunque in linea generale vada considerata la difficile situazione della pandemia», dice al Giornale. Per vecchie ruggini interne e sulle modalità con cui i legali si stanno battendo in Procura tra lui e il team si è consumata una frattura insanabile, tanto che Fusco ha dichiarato di voler rinunciare all'azione giudiziaria e di volersi sottrarre da quella civile.
«Ma Fusco è ancora rappresentato legalmente dagli avvocati che Gori dice di non conoscere», dicono dal team. Ed è strano, fanno notare, che il sindaco non abbia rapporti con chi rappresenta 500 vittime. Al Giornale risulta infatti che una recentissima richiesta della Locati di incontrare il sindaco ci sarebbe stata, senza risposta al momento in cui l'articolo va in stampa. E alla domanda sul perché Lingard esplode: «La Locati è stata vittima di bullismo da parte di persone vicine a Gori, sono personalmente testimone di atti presumibilmente di violenza psicologica - denuncia il consulente - e mi aspetto la solidarietà di leader politiche italiane come Meloni, Quartapelle, Segre o Bonino per quel che la Locati rappresenta. E spero che si dissocino pubblicamente da atti e dichiarazioni inqualificabili». Frasi che non mancheranno di avere strascichi dolorosi. Il problema è che Gori, sebbene abbia chiesto che il Comune chieda di essere parte civile al processo, rischia di finire indagato perché come è noto si è battuto fino all'ultimo per tenere tutto aperto.
«Ha una responsabilità penale? Lo deciderà l'inchiesta - sottolinea Lingard - ricordo che il 5 marzo 2020 diceva che la situazione di panico danneggiava la città di Bergamo mentre il 6 marzo il sindaco di Alzano, intervistato da Valseriana news, parlava di situazione seria dal punto di vista dell'esplosione del virus stando ai dati che riceveva». No, a Bergamo non è andato tutto bene.
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