Non è un mistero che Bruxelles sia un grande sponsor di Mario Draghi, chiamato a rimettere completamente mano al Recovery fund abbozzato in maniera fumosa dal governo Conte e a rassicurare i partner europei sull'utilizzo produttivo delle risorse messe a disposizione dalla Ue. Perciò non stupiscono le parole elogiative del francese Thierry Breton, commissario europeo al Mercato interno, rispetto al presidente del Consiglio italiano. Per l'Italia «c'è la necessità di un tocco che uomini eccezionali come Mario Draghi possono avere e sono molto felice che abbia accettato questa missione molto importante per l'Italia e per l'Europa» dice Breton intervistato dalla tv francese Europe 1. «Il presidente del Consiglio Mario Draghi ha la situazione perfettamente in mano» e con le restrizioni annunciate «ha preso una buona decisione» aggiunge il commissario Ue: «Sono stato in Italia alcuni giorni fa. I bar e i ristoranti erano aperti a differenza della Francia ad esempio. Draghi ha deciso di chiuderli per tre settimane».
Poi Breton, che ha incontrato nei giorni scorsi a Roma il ministro leghista Giancarlo Giorgetti, ai microfoni dell'emittente parigina parla di un incontro «costruttivo» e aggiunge sul numero due di Salvini: «Quello che posso dirvi è che non è Marine Le Pen, ha familiarità con gli argomenti». D'altronde l'intesa tra Roma e Parigi è talmente forte che il Financial Times si è chiesto se non si prefiguri, con il tramonto dell'era Merkel nei prossimi mesi, un asse Draghi-Merkel («Draghi-Macron, the EU's new power couple?», si chiede il quotidiano finanziario britannico) che soppianti quello franco-tedesco che ha governato l'Europa nel decennio scorso. Anche la fiducia degli italiani in Draghi è alta (oltre il 55%), ma l'esperienza insegna che le lune di miele tra elettori e premier durano poco. Il banco di prova sarà il completamento del piano vaccinale entro l'estate come promesso dal premier, per poter poi riaprire il paese.
Ma se la soluzione dell'emergenza sanitaria è il primario obiettivo, un altro impegno auspicato nei primissimi giorni del suo insediamento, ovvero quello di poter recuperare l'enorme deficit di apprendimento degli studenti causato dalla chiusura delle scuole (si stima dal 35% al 50% di capacità in meno in matematica e italiano) allungando le lezioni fino all'estate, si infrange contro le barricate di insegnanti e sindacati della scuola, irremovibili nella difesa dei due sacri mesi di vacanze estive. Il ministro della Scuola, il professore universitario Patrizio Bianchi, esponente della sinistra prodiana emiliano-romagnola, si è subito piegato, fin dal primo incontro, ai voleri dei sindacati. Dopodomani Bianchi avrà un secondo round con le organizzazione sindacali per definire un progetto molto più modesto, che non disturbi le vacanze dei prof. Non la scuola fino a tutto giugno, ma un generico «Patto per l'Istruzione e la Formazione» che prevederà una qualche modalità di recupero delle moltissime ore di lezione perse dagli studenti costretti alla didattica a distanza. Piccolo particolare: gli insegnanti lo faranno su base volontaria.
In sostanza, nel rigidissimo universo della scuola italiana, non si può chiedere ad un insegnante di far recuperare le ore perse dagli alunni, perché i corsi di recupero non sono tra le attività obbligatorie previste dal Contratto nazionale. Sarà tutto delegato alla buona volontà dei singoli, come era stato con la Dad la primavera scorsa. Altro che lezioni prolungate in estate, come pensava il premier.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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