Due addii tra i grillini Dopo l'eurofiguraccia M5s rischia la diaspora

Affronte e Zanni lasciano il gruppo, il leader li minaccia: in arrivo multe da 250mila euro

Due addii tra i grillini Dopo l'eurofiguraccia M5s rischia la diaspora

Dopo l'affronto dei liberali dell'Alde, ecco l'addio di Affronte. Il Movimento Cinque Stelle perde i pezzi, anche in Europa. La squadra cade a pezzi. Ieri il primo eurodeputato a lasciare il gruppo grillino a Buxelles è Marco Affronte. È seguito un paio di ore dopo da Marco Zanni, che trova ospitalità nel gruppo di Matteo Salvini e Marine Le Pen. Una terza grillina, Daniela Aiuto, ancora tentenna. Presenta la sua domanda di ammissione ai Verdi. Domanda accettata. Lei ci ripensa, spaventata dall'annuncio del leader Grillo: «Andatevene dove vi pare, ma se non vi dimettete vi faremo pagare una multa di 250.000 euro». La multa gela la Aiuto e un'altra mezza dozzina di onorevoli pentastellati. Così il Pd corre in aiuto di chi vuole scappare, cerca ragionevolmente di agevolare la fuga ed eliminare il problema di natura economica. Lo fa subito il parlamentare europeo Nicola Danti, presentando un'interrogazione al presidente del Parlamento europeo: «Voglio sapere se c'è qualcosa di legittimo nella multa chiesta da Grillo».

Ma c'è chi aveva fretta di lasciare. Dice Affronte: «Sono troppo amareggiato, oggi non parlo, vediamo domani». Però agli amici di Bruxelles confida: «Lo sanno tutti che non abbiamo vincolo di mandato, non rispondiamo a Grillo, ma agli elettori. Sono Grillo e Casaleggio a non aver rispettato i patti». Che l'onorevole, vicino al sindaco di Parma Pizzarotti, sia un convinto ecologista lo sanno tutti. Non solo nella commissione Pesca, dove lavora e dove «se fosse per lui i pescatori avrebbero ben poche possibilità di uscire in mare», fanno sapere dagli altri gruppi.

La sensazione è che la diaspora sia appena iniziata. Intanto Affronte passa ai Verdi, lo stesso gruppo che poco più di un mese fa aveva rifiutato il visto d'ingresso al plotone completo della EuroGrillo & Associati. Probabilmente quello del comico genovese era solo un diversivo, lui e Davide Casaleggio puntavano a un'altra casa, più ricca, quella dei liberali del belga Guy Verhofstad. Per questo avevano mandato avanti David Borrelli, trevigiano, imprenditore informatica e uomo di fiducia di Casaleggio junior. Bene, i pentastellati hanno sbagliato calcoli su tutta la linea: i Verdi li hanno bloccati sul nascere, i liberali li hanno fatti prima abboccare e poi annegare. Ora l'ultima battaglia, come al solito, si combatte sul web. Stavolta è tutta tra militanti grillini. C'è chi attacca «i fuggiaschi», con percentuali un po' sospette, come quella maggioranza schiacciante che aveva scelto tra domenica e lunedì di salutare per sempre la squadra anti-europeista capitanata da Nigel Farage. Sospette? Sì, perché nella base più critica del Movimento c'è chi avanza il dubbio che dalla Casaleggio&Associati e dalla Tevigroup (azienda informatica di Borrelli) partano le nuove «truppe web-cammellate», armate per assecondare gli ultimi capricci dei vertici.

«Dimettetevi, vi abbiamo votato noi, lasciate il posto a un vero Cinque Stelle», gridano i censori. Sono tanti, certo. O forse sono solo quelli che hanno in mano il megafono del Movimento. Una nuova guerra è appena iniziata. In Europa, per ora, restano 15 deputati sulle orme di Grillo.

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