E anche Roma punterebbe a riprendere i contatti diplomatici con Damasco

Obama non lo ammetterà mai, ma sulla Siria ha già fatto dietro front. E che dietro front. Il presidente già amico dei ribelli jihadisti, il Nobel per la pace sempre pronto a prefigurare per Bashar Assad uscite di scena simili a quelle riservate a Saddam Hussein o al Colonnello Gheddafi ha cambiato idea. A farcelo sapere è il New York Times , un quotidiano che da circa tre anni recita la parte di autorevole «gola profonda» dell'Amministrazione sulla questione siriana. Ora però da quella gola profonda scaturisce una nota stonata intitolata «US signals shift on how to end Syrian civil war» ovvero «Gli Usa danno segni di cambiamento sul come metter fine alla guerra civile siriana». Più che di segnali si tratta di un clamoroso ribaltone. Un ribaltone segnato dall'avvicinamento dell'Amministrazione Obama alle posizioni del grande nemico Vladimir Putin, dell'Iran e del suo alleato Bashar Assad. Un ribaltone che promette di aver ripercussioni importanti anche per l'Italia impegnata a riallinearsi - prima dei concorrenti europei - alla nuova politica Usa. Stando al New York Times Washington si sarebbe già accordata con Putin per archiviare i negoziati di Ginevra basati sul presupposto di un'inevitabile «abdicazione» di Assad seguita dalla nascita di un governo di transizione. All'archiviazione potrebbe seguire un rapido trasloco a Mosca dove, già a fine mese, inizieranno nuove trattative incentrate sul dialogo politico tra Damasco e quelle componenti moderate dell'opposizione, estranee agli orrori dallo Stato Islamico, degli alqaidisti di Jabat Al Nusra e delle formazioni jihadiste dell'«Esercito libero siriano». Nell'ottica di questo radicale dietro front anche la nuova leva di «ribelli moderati» - per il cui addestramento il Congresso ha stanziato 500 milioni di dollari - verrà utilizzata per combattere non il regime, ma solo ed esclusivamente il Califfato. Un ruolo non indifferente nell'ambito della nuova strategia della Casa Bianca spetta all'inviato dell'Onu in Siria Staffan De Mistura. La sua iniziativa di tregua incentrata sulla città di Aleppo, godrebbe del pieno appoggio della Casa Bianca. Anche perché dietro quella proposta si cela il tentativo di disinnescare l' influenza della Turchia di Erdogan che attraverso i fronti di Aleppo svolge la funzione di regista occulto del conflitto favorendo ora lo Stato Islamico, ora Jabat Al Nusra. La retromarcia di Obama promette d'innescare anche un repentino cambio di posizioni in ambito europeo.

Secondo fonti de Il Giornale 'Italia - dopo aver nel 2012 gettato alle ortiche, su ordine di Mario Monti, il ruolo di primo partner economico della Siria per allinearsi agli embarghi di Bruxelles - sta cercando disperatamente di riaprire le porte dell'ambasciata di Damasco e recuperare quei rapporti privilegiati disegnati nel decennio precedente. Ma deve muoversi in fretta perché la Spagna e altri «amici» europei sono già lì. Pronti a soffiarle il posto.

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