E c'è chi è pronto a soffiare sul fuoco del malcontento. L'appello di Grillo: servono le "Brigate"

Dalle urne alle strade. Giorgia Meloni prepara la squadra che dovrà guidare il Paese nella tempesta della crisi energetica, l'opposizione sa che in Parlamento, almeno con questi numeri, non ci sarà storia e allora arruola la piazza

E c'è chi è pronto a soffiare sul fuoco del malcontento. L'appello di Grillo: servono le "Brigate"

Dalle urne alle strade. Giorgia Meloni prepara la squadra che dovrà guidare il Paese nella tempesta della crisi energetica, l'opposizione sa che in Parlamento, almeno con questi numeri, non ci sarà storia e allora arruola la piazza. Beppe Grillo sul suo blog lancia un appello alle Brigate di Cittadinanza che per ora sono i percettori del reddito, quei «cittadini volenterosi che vogliono offrire il loro operato per aiutare la comunità, con lavori e opere di bene nel proprio quartiere». Il nome è sinistro, ma al momento siamo dalle parti dell'educazione civica. È chiaro però che questa massa critica potrebbe essere usata come un'arma per mettere in crisi l'esecutivo di «destracentro». Grillo aggiunge che il potere preferisce tenere queste persone con le braccia conserte, «carne da cannone», per condurre una guerra ideologica ai poveri. E a quel reddito che la coalizione meloniana, sempre ferocemente critica contro l'assistenzialismo di Stato, vuole modificare. Grillo potrebbe chiamare a raccolta le sue truppe al Sud, Conte potrebbe soffiare sul fuoco dell'insoddisfazione e della paura di perdere i bonus acquisiti. Il Sud è una polveriera e al Sud Conte ha recuperato molti voti, giocando con spregiudicatezza le sue carte.

Insomma, la Meloni dovrebbe fronteggiare un'opposizione inquieta, fra cortei, manifestazioni, appelli in un clima surriscaldato dove la politica starebbe dietro le quinte per disarcionare la prima donna premier. Il tema del reddito si salda con le bollette stracariche di zeri. In tutta Italia nascono comitati e segmenti dell'opinione pubblica si mobilitano al grido minaccioso di «Non paghiamo».

Che piega prenderà questa protesta? Verrà strumentalizzata dal Palazzo? Anche su questo fronte l'indignazione trabocca e tribuni abili potrebbero incanalare l'emotività scaricandola contro il governo. Scioperi, proteste, la paura di perdere l'assegno conquistato da poco: tutto può concorrere ad alimentare la tensione e ad alzare il livello dello scontro. lcuni strati sociali vogliono un'informazione approssimativa e selettiva, che confermi i loro pregiudizi e infiammi le minoranze più determinate. Insomma, quelli che aspettano al varco la leader di Fratelli d'Italia potrebbero giocare una partita fuori dal Palazzo. Ci sono le suggestioni che arrivano dalla vita reale e quelle legate al tema dei diritti. Si è parlato di una Meloni antiabortista. Lei ha precisato e ha spiegato che l'impianto della legge non verrà cambiato, ma i chiarimenti in un contesto del genere hanno un valore relativo. L'associazione «Non una di meno» ha già sfilato per le vie di molte città scandendo slogan contro la leader di Fdi. Ci sono gli artisti e gli intellettuali pronti ad arringare le folle, descrivendo un nemico che vorrebbe riportare il Paese a cento anni fa.

È difficile azzardare quel che succederà: molto dipenderà dall'andamento della crisi che divora stipendi e risparmi; se una parte del Paese dovesse sprofondare, il fronte degli anti Meloni guadagnerebbe il palco puntando il dito contro l'esecutivo della destra e la sua presunta inadeguatezza. Quella della piazza è una strategia che la sinistra ha sempre cavalcato, mostrando i muscoli con lo sciopero generale e altre forme di lotta gridata. Non sarà facile per il governo che sta per partire.

Ci vorranno abilità e fortuna per tenere in piedi l'esecutivo afflitto da mille questioni. E, c'è da scommetterci, da fuori soffieranno sulle divisioni fra i partner del centrodestra nel tentativo di spaccare il gruppo. Un autunno caldo, fra desiderio di cambiamento e disperazione.

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