E ora Letta sente scottare la poltrona. I capicorrente pronti a farlo fuori se il Pd non sarà primo

Il Nazareno fa trapelare che la soglia di "salvezza" è posta al 22,7% preso alle europee, un obiettivo ritenuto abbordabile In realtà se il segretario sarà superato dalla Meloni si aprirà la resa dei conti

E ora Letta sente scottare la poltrona. I capicorrente pronti a farlo fuori se il Pd non sarà primo

Enrico Letta si auto-fissa la soglia di sopravvivenza: il 22,7 per cento raccolto dal Pd alle ultime elezioni europee sotto la gestione Zingaretti. Una fuga in avanti. Nel Partito le correnti già affilano le armi per rispedire, il 26 settembre prossimo, il segretario in Francia. I fedelissimi del leader dem fanno trapelare che l'obiettivo salvezza sarebbe la riconferma del dato preso alle ultime elezioni europee nel 2019: la percentuale del 22,7 per cento dei consensi. Se il Pd alle prossime elezioni politiche andasse sotto quella soglia, Letta dovrebbe preparare le valigie. In alternativa dovrebbe cercare una legittimazione, con un congresso, per restare al timone dei democratici. Non ci sono altre strade. E soprattutto altre soglie.

Dietro l'angolo c'è un altro scenario da evitare assolutamente: il 18,8 per cento raccolto da Matteo Renzi nel 2018 alle politiche. Quella è la soglia del tracollo e della disperazione. Letta sarebbe accompagnato alla frontiera in un istante. Questa è però la narrazione fatta trapelare dal segretario. In realtà non è il dato delle ultime europee la meta da raggiungere per non perdere la leadership. La guida del Pd si gioca sul raggiungimento di un altro obiettivo: chi arriverà primo tra Pd e Fratelli d'Italia alle prossime elezioni politiche.

É la sfida con Meloni il crocevia per l'ex premier. Per ora i sondaggi danno avanti, almeno di due punti percentuali, il partito di Giorgia Meloni. Letta spera nella clamorosa rimonta per mantenere la poltrona al Nazareno. Se il Pd arriva primo, Letta può scansare la trappola del congresso. Obiettivo che il segretario vuole raggiungere a tutti i costi. La conferma arriva dando uno sguardo alla lista del Pd nella quale il segretario ha inserito di tutto: socialisti, verdi, sinistra radicale, liberali, Demos, cattolici. Ha messo nella stessa compagine Speranza e Cottarelli. Bonino e Bonelli. Nella composizione delle liste Letta ha accontentato tutti i capicorrente: Franceschini, Orlando, Guerini. E perfino Matteo Orfini è stato premiato. Un'armata Brancaleone che per Letta deve avere una sola missione: evitare la defenestrazione. Il segretario regala posti e seggi a tutte le sigle, facendo arrabbiare militanti e federazioni locali. E mortificando volti storici del Partito. In pochi credono nella rimonta. E già sono in corso manovre per eleggere un nuovo segretario. Il presidente dell'Emilia Romagna Stefano Bonaccini è il nome più accreditato. Si prepara a raccogliere lo scettro, dopo la preannunciata disfatta elettorale di Letta. Sta già organizzando le truppe per il congresso. L'altra opzione per il dopo Letta è Dario Franceschini: ipotesi di scuola. Ora però Letta è concentrato sull'obiettivo: fare del Pd il primo partito italiano. Dopo lo shock delle liste, il segretario sta andando al recupero degli scontenti. Ieri è stato il turno del sottosegretario Enzo Amendola, piazzato al terzo posto in Campania al Senato.

Amendola valutava il ritiro, prima dell'appello giunto dal segretario: «La compilazione delle liste è sempre complicata. Ma con l'attuale, assurda, legge elettorale, con la riduzione di un terzo dei parlamentari e con i tempi strettissimi di questa crisi politica, le difficoltà sono aumentate esponenzialmente. Al punto da creare, al momento della formale approvazione delle liste, situazioni non volute e davvero spiacevoli come quella che a Enzo Amendola - una delle personalità più rilevanti della nostra politica europea nonchè di quella del Governo Draghi - assegna una prospettiva di candidatura particolarmente difficile e impegnativa. Di questo sono politicamente e personalmente davvero dispiaciuto. Voglio fargli un appello affinchè, nonostante questo, sia con noi in questa competizione elettorale».

Amendola raccoglie l'invito: «A tutti quelli mi stanno inondando di affetto e parole di stima, grazie davvero.

I vostri messaggi sono il motivo per cui vale la pena spendersi fino all'ultimo in questa campagna elettorale. Napoli è la mia città. Difendiamo la Campania. L'Europa è la nostra comunità di destino» risponde Amendola. L'operazione recupero non si ferma. Letta vuole salvare la poltrona al Nazareno.

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