
Oltre il limite, è il titolo del libro che racconta il rapporto tra papa Francesco e lo sport. Il volume, di 176 pagine divise in 11 capitoli, è frutto della collaborazione di monsignor Dario Edoardo Viganò, vicepresidente dell'Accademia Pontificia della Scienza e delle Scienze sociali e del giornalista Valerio Alessandro Cassetta, la prefazione porta la firma di Carlo Ancelotti.
Francesco e lo sport, passione di infanzia, suo padre Mario giocava a pallacanestro e il piccolo Jorge Mario si appassionò per la squadra di football del San Lorenzo. C'è una spiegazione: nel 1934, due immigrati italiani, Mario e Regina, si incontrarono nell'oratorio San Antonio, dove nel 1908 fu creato il club San Lorenzo. Mario e Regina, durante la messa, incrociarono gli sguardi, si sposarono e due anni dopo nacque Jorge. Aveva dieci anni quando assistette al trionfo del San Lorenzo con un gol di René Pontoni, il suo idolo che fumava sigarette Caravanas la cui pubblicità stava sui manifesti dello stadio Vecchio Gasometro. Il San Lorenzo premiò Jorge, divenuto papa Francesco, con la tessera d'onore numero 88.235N-O. Il tifo per la squadra d'infanzia non è mai stato tradito, nonostante l'araldica di famiglia citi una parentela da parte di mamma Regina con gli avi di Enrique Omar Sivori, El Cabezòn, fuoriclasse della Juventus degli anni Sessanta, la fede calcistica per il San Lorenzo era manifesta nella bandiera rossoblu, i colori del club, issata nei giardini del Vaticano. Numerosi i campioni compatrioti a fargli visita, Messi, Tevez, Zanetti, Paula Pareto e su tutti, naturalmente, Diego Armando Maradona che fu ricevuto due volte in udienza, la prima in occasione della partita di beneficenza del 2014, quando Diego regalò al papa la maglia con il nome Francisco e il numero 10, la seconda, un anno dopo, quando Maradona spiegò alla stampa: «Posso dire oggi che io sono il suo tifoso, il primo vero tifoso di Francisco». Alla morte di Diego, nel 2020, il papa lo ricordò nelle sue preghiere. Ma accanto alla passione resisteva forte il messaggio di pace che il pontefice ricordò ai calciatori di Italia e Argentina, alla vigilia di una amichevole: «Cari calciatori siete un modello positivo e negativo, siete molto popolari, la gente vi segue, non soltanto sul campo ma anche fuori dalle competizioni. Avete una responsabilità sociale», un concetto che nel 2016 Francesco rivolse al mondo dello sport: «I protagonisti devono impegnarsi a tenere lontana la corruzione e a difendersi dalla manipolazione e dagli abusi del commercio».
Lo sport ha ieri continuato la propria storia, tranne in Italia per decisione ipocrita del Coni, la serie A, che non ha osservato però il rito pasquale, giocherà domani sera.
Il calcio italiano ha perso così l'occasione di celebrare un suo grande tifoso, con un minuto di silenzio, un messaggio letto dai capitani e poi il gioco del pallone che Jorge Bergoglio scoprì nella polvere del barrio Boedo di Buenos Aires. Mas allas de los limites, oltre il limite.
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