E il summit si trasforma in un test per Biden: "Non può fare errori". Tutti i dubbi degli alleati

In tre giorni può rafforzare o affossare la sua candidatura. Il pressing per il passo indietro

E il summit si trasforma in un test per Biden: "Non può fare errori". Tutti i dubbi degli alleati
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Joe Biden accoglie i membri della Nato in quella che viene considerata una cruciale prova di leadership per il presidente americano. Il vertice che si è aperto ieri a Washington doveva segnare - almeno nelle speranze della Casa Bianca - il suo trionfo a livello internazionale per aver rilanciato l'Alleanza Atlantica dopo le minacce isolazioniste del suo predecessore Trump. Invece il summit si è trasformato in un test su Biden, il quale deve sfruttare l'occasione per convincere gli alleati in patria e all'estero che può ancora guidare il Paese. Una prestazione solida potrebbe contribuire a rafforzare la sua candidatura, ma un altro passo falso intensificherebbe le richieste affinché abbandoni la corsa.

«Non c'è assolutamente spazio per alcun tipo di errore», afferma Rachel Rizzo dell'Atlantic Council. Nel tour de force tra lavori istituzionali, la cena alla Casa Bianca di domani, gli incontri bilaterali a margine (anche con Zelensky e il nuovo premier britannico Keir Starmer) e - soprattutto - la conferenza stampa finale dove rischia il tiro al bersaglio, tutti gli occhi e le telecamere sono puntate su di lui. Pronti a scrutare ogni gesto, il tono della voce, e i suoi riflessi. Con il rischio di oscurare in parte quel vertice dove pure tra gli alleati serpeggiano timori sulla sua salute e sul futuro del sostegno a Kiev. La Nato deve moltissimo a Biden in questo summit che celebra i suoi 75 anni: è stato lui a ricostruire le partnership compromesse dal tycoon e a rinvigorire l'Alleanza, ricompattata in un più ampio fronte occidentale contro l'invasione russa (insieme alla minaccia cinese), e cresciuta nelle spese militari.

Quando il commander in chief si è insediato, infatti, solo 9 alleati spendevano almeno il 2% del Pil per la difesa, oggi sono 23 quelli che hanno raggiunto o superato quella percentuale. «Ho ampliato la Nato, l'ho consolidata», sottolinea lo stesso inquilino della Casa Bianca. Secondo quanto rivelato nei giorni scorsi dall'agenzia Bloomberg, tuttavia, gli alleati americani della Nato, guidati dai funzionari europei, ritengono insostenibile che Biden continui e vorrebbero che si facesse da parte. Dietro le quinte alcuni funzionari affermano che il presidente dovrebbe fare un passo indietro a favore di qualcuno che abbia maggiori chance di battere Trump e preservare l'unità sull'Ucraina e sull'Alleanza. La Casa Bianca, tuttavia, continua a ribadire che il comandante in capo non ha bisogno di fornire alcuna rassicurazione. «Non ci sono segni di preoccupazione da parte dei membri della Nato sulla leadership di Joe Biden», sottolinea il portavoce del consiglio per la sicurezza nazionale John Kirby: «Al contrario, dalle conversazioni si dimostrano entusiasti di questo vertice».

Sul fronte interno, invece, nonostante il presidente continui con forza a respingere gli appelli, pubblici e privati, a ritirarsi, l'impressione è che nel partito, e tra i donatori, cresca la fronda anti-Biden, ma che si prenda tempo per non azzopparlo nel mezzo del vertice. Secondo James Carville, stratega democratico che ha lavorato a diverse campagne elettorali, inclusa quella di Clinton del 1992, Biden uscirà dalla corsa, anche se non è pronto ad ammetterlo. «È solo questione di tempo prima che la pressione del partito democratico, del pubblico e dei sondaggi lo spinga a lasciare», sottolinea sul New York Times presentando il suo piano per sostituire il presidente e chiamando in causa Barack Obama e Clinton che, a suo avviso, devono avere un ruolo nella selezione del candidato. Anche perche' per Carville i democratici hanno «talentuosi leader di nuova generazione».

Trump, invece, ritiene che il rivale democratico resisterà alle richieste di abbandonare la corsa: «Potrebbe benissimo restare - dice a Fox News - ha un ego e non vuole mollare». Ma secondo la CNN in una riunione a porte chiuse i senatori dem avrebbero espresso le loro «profonde preoccupazioni» sull'andamento della corsa alla Casa Bianca.

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