C'è un Nuovo Partito comunista italiano con sede in Francia di cui non si conoscono i referenti che evoca la «lotta contro il sistema» e rivendica la propria clandestinità per avere «libertà d'azione» che divulga un documento con nomi e cognomi di giornalisti, intellettuali, politici, imprenditori accusandoli di essere «agenti sionisti in Italia» e invitando alla «lotta» contro di loro. Sembra di essere negli anni Settanta ma siamo nell'estate del duemilaventiquattro in cui viene redatta una vera e propria lista di proscrizione (che ricorda gli anni di piombo nelle modalità e nei contenuti) diffusa dal «(nuovo) Partito comunista italiano».
Nel documento si invita a «sviluppare la denuncia e la lotta contro organismi e agenti sionisti in Italia» realizzando un elenco delle aziende e degli «uomini di fiducia (ebrei e non ebrei)» di Israele accusati di essere «agenti sionisti in Italia» aggiungendo che «la nostra ricerca sulla presenza dei sionisti in Italia è ancora limitata» e invitando «ognuno dei nostri lettori a contribuire».
Oltre a società e figure del mondo imprenditoriale vengono citati «sionisti esponenti di partiti politici delle Larghe intese» tra cui Gabriele Albertini, il senatore di Forza Italia Claudio Lotito, la senatrice di Fratelli d'Italia Ester Mieli, il già presidente della Comunità ebraica di Roma Riccardo Pacifici, il sindaco di Firenze Sara Funaro. In un quadro già di per sé inquietante vengono elencati «dirigenti giornalisti, intellettuali» mettendo nel mirino numerose personalità del mondo giornalistico e culturale italiano a cominciare dalle firme del Giornale. Ad essere accusati di rappresentare «agenti sionisti» sono Alessandro Sallusti, Vittorio Feltri, Nicola Porro, Augusto Minzolini, Fiamma Nirenstein e anche il sottoscritto. Ma la lista di proscrizione del «(nuovo) Partito comunista italiano» è lunga e bipartisan, si va dal direttore e fondatore del Foglio Claudio Cerasa e Giuliano Ferrara al direttore de «la Verità» Maurizio Belpietro passando per i direttori di Libero Mario Sechi e Daniele Capezzone. E ancora, i giornalisti televisivi Mario Giordano, Paolo Del Debbio, Monica Maggioni, Enrico Mentana, David Parenzo e Nathania Zevi. Non manca il direttore della Repubblica Maurizio Molinari così come l'ad della Rai Roberto Sergio e l'ex presidente della Rai Marcello Foa. Viene inserita anche la comunità ebraica con Noemi Di Segni, Riccardo Shmuel Di Segni, Alfonso Pedatzur Arbib, Alberto Moshe Somekh, Beniamino Goldstein, Roberta Anati (presidente Elnet Italia). Tra i giornalisti ci sono anche Paolo Mieli, Paolo Liguori, Ernesto Galli Della Loggia, Ferruccio De Bortoli, Goffredo Buccini, Antonio Polito e tanti altri.
Come spiega Celeste Vichi, presidente dell'Unione Associazione Italia-Israele (inserita nella lista): «Tra le accuse gravissime rivolte a questi individui, il (nuovo) Pci ha persino insinuato l'ipotesi di coinvolgimento in operazioni di intelligence».
Eppure si tratta di un documento che meriterebbe un approfondimento non solo da un punto di vista giornalistico ma anche in altre sedi sia per l'accusa diffamatoria alle personalità inserite di essere «a libro paga delle agenzie sioniste in Italia» sia perché espone i nomi indicati (di cui molti ebrei) a pericolose ritorsioni.
Inoltre sul sito del «(nuovo) Partito comunista italiano» non sono presenti i riferimenti dei responsabili e, come unico recapito, viene indicato un indirizzo in Francia che corrisponde a un ufficio postale. Lecito perciò chiedersi chi sia l'esecutore materiale del documento e quali siano le finalità prima che dalle parole si passi ai fatti.
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