Ecco la bozza del nuovo Def. E ora rispunta l'aumento Iva

Braccio di ferro nel governo. Il nodo Flat Tax: Irpef con due aliquote (15-20 per cento). Rischio tagli da 2 miliardi

Ecco la bozza del nuovo Def. E ora rispunta l'aumento Iva

Il nuovo Def comincia a prendere forma. Nelle stime del governo il Pil nel 2019 dovrebbe crescere dello 0,2 per cento, il deficit dovrebbe salire al 2,5 per cento e il debito andrebbe a toccare il 132,7 per cento. Le cifre dunque parlano chiaro: la crescita resterà ferma al palo con un incremento del debito. Ma il punto centrale del documento di Economia e Finanza resta la flat tax. Il braccio di ferro di questi ultimi giorni sulla presenza nel Def del nuovo piano fiscale ha fatto parecchio discutere gli alleati di governo con la Lega che ha aperto un fronte con il ministro Tria. Nel testo a quanto pare la flat tax dovrebbe entrare con la promessa di un abbassamento del carico fiscale: "L’imposizione fiscale è un’altra area prioritaria di riforma – è scritto nel documento -. L’obiettivo del Governo è di ridurre la pressione fiscale su famiglie e imprese e di snellire gli adempimenti relativi al pagamento delle imposte. Il concetto chiave è la flat tax, ossia la graduale introduzione di aliquote d’imposta fisse, con un sistema di deduzioni e detrazioni che preservi la progressività del prelievo", si legge nel testo come riporta La Stampa.


Flat tax e i rischi sull'Iva

Poi il Def diventa più chiaro: "La prima fase della riforma fiscale è già stata attuata con la Legge di Bilancio 2019, che ha innalzato a 65.000 euro il limite di reddito per il cosiddetto “regime dei minimi” soggetto ad aliquota del 15 per cento". Poi si passa alle persone fisiche e dunque entra in scena il patto siglato col contratto tra i gialloverdi: "Il sentiero di riforma per i prossimi anni prevede la graduale estensione del regime d’imposta sulle persone fisiche a due aliquote del 15 e 20 per cento, a partire dai redditi più bassi, al contempo riformando le deduzioni e detrazioni". Ma in questo quadro di conti e di cifre che andranno a definire l'ossatura della prossima legge di Bilancio, un ruolo centrale ce l'hanno le clausole di salvaguardia legate all'Iva. Il governo è riuscito a disinnescarle per quanto riguarda il 2019, ma dal prossimo anno tornano nuovamente sul campo. E il Def su questo punto fa scattare nuovamente l'allarme: "La lettura della previsione tendenziale deve tenere conto del fatto che la legislazione vigente, come modificata dalla Legge di Bilancio 2019, prevede un aumento delle aliquote IVA a gennaio 2020 e a gennaio 2021, nonchè un lieve rialzo delle accise sui carburanti a gennaio 2020". Insomma il Def adesso diventa decisivo per il governo. Un aumento dell'Iva e un rialzo dei carburanti potrebbero portare ad una forte contrazione dei consumi in un tessuto economico che di fatto non riesce a crescere.


La clausola da due miliardi

Ma in questo scenario che porta il governo verso il nuovo Def c'è un'altra spina nel fianco dell'esecutivo. Si tratta di un'altra clausola da due miliardi che potrebbe essere attivata con i dati che indicano una crescita ferma al palo. Per recuperare questi due miliardi che verrebbero a mancare all'appello, l'esecutivo potrebbe tagliare alcuni "incentivi per le imprese", spese legate alla "promozione di politiche di sviluppo e innovazione" del Ministero dello Sviluppo.

Altri 40 milioni potrebbero essere prelevati dai fondi per famiglia e università fino ai tagli sulla "difesa e sicurezza del territorio". Queste voci di spesa potrebbero toccare i 2,4 miliardi di euro. Il governo dunque potrebbe usare le cesioie per tappare le falle di una crescita rimasta solo (per ora) nel mondo delle parole.

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